ilNapolista

Il Napoli deve crederci, lo dice la storia: le grandi rimonte della Serie A

Il Napoli deve crederci, lo dice la storia: le grandi rimonte della Serie A

Ci sono casi in cui 7×6 non fa 42, semplicemente perché non rappresenta una moltiplicazione. In questo caso, l’accostamento di queste due cifre pur consecutive rappresenta il dato numerico di un sogno-scudetto. Quello del Napoli, ora distante sei lunghezza dalla Juventus a sette giornate dalla fine. Recuperare e vincere quindi il tricolore sarebbe ovviamente una grande impresa per i ragazzi di Sarri, ma non rappresenterebbe una prima volta nella storia del nostro calcio. L’albo d’oro del nostro campionato, infatti, è pieno di squadre che sono riuscite a laurearsi campioni d’Italia nonostante un handicap apparentemente proibitivo ad alcune giornate dal termine. Ne abbiamo scelte un po’.

Torino 1975/76 – 9 giornate, 5 punti da recuperare. 2 punti per vittoria

La Juventus di Carletto Parola ha vinto l’anno precedente lo scudetto di Altafini “Core ‘Ngrato”, ed è quindi favorita per la riconferma. Insieme al Napoli di Vinicio, che ha appena sostituito il centravanti brasiliano Clerici con Beppe Savoldi e quindi punta decisamente in alto. Il campionato è equilibrato, con gli azzurri che si sgonfiano nel periodo invernale e la Juventus che sembra prendere il largo, con i cugini del Torino primi antagonisti. Quella dei granata è una bella storia: nel 1972, dopo un decennio di dorato anonimato, sono finiti a un punto dai bianconeri insieme al Milan, in una fantastica volata a tre. L’allenatore era Giagnoni, tecnico di Olbia famoso per il colbacco che indossava per tutto l’inverno. Nelle tre stagioni successive il Toro non riesce a replicare quel tipo di risultati, ma intanto mette insieme i pezzi di una squadra formidabile: a Paolo Pulici, Luciano Castellini e Claudio Sala si aggiungono via via Renato Zaccarelli, Nello Santin, Eraldo Pecci e soprattutto un attaccante di Subiaco, generoso combattente dell’area di rigore. Si chiama Ciccio Graziani, e formerà insieme a Pulici l’indimenticabile coppia dei gemelli del gol.

Il resto lo fa il nuovo tecnico, Gigi Radice, che predica un calcio di pressing e movimento, una roba importata dall’Olanda ma adattata al campionato italiano. E che porta il Torino a inseguire una Juventus che, però, pare troppo lontana quando si approssima il traguardo. A nove dalla fine, i granata hanno cinque punti di ritardo dai cugini. Tre giornate dopo, Radice e i suoi sono clamorosamente in testa, grazie ad altrettanti stop consecutivi di Zoff e compagni. La Juventus, infatti, perde a Cesena, poi subisce un 2-0 a tavolino nel derby e poi crolla a Milano contro l’Inter. Il Toro terrà la testa del campionato fino all’ultima giornata, quando basterà un pareggio casalingo col Cesena per festeggiare il settimo scudetto, il primo dopo Superga. Anche perché, nell’ultimo turno, Parola e i suoi perdono a Perugia per 1-0. Gol di Renato Curi. Il giorno dopo, il Corriere dello Sport titoler° «Va al Torino, meritatamente, il più perduto scudetto della Juventus».

Milan 1987/88 – 5 giornate, 4 punti da recuperare. 2 punti per vittoria

Doveva esserci, purtroppo, anche il racconto di questa stagione. È il Milan di Sacchi, è il Napoli di Bianchi e Maradona. Gi azzurri hanno dominato il torneo del possibile bis scudetto, sono in testa praticamente da un campionato e tre quarti e si presentano al rush finale di cinque partite con quattro punti di vantaggio e lo scontro diretto da giocare in casa. Solo che i rossoneri sono una squadra trasformata rispetto a un inizio balbettante, e la rimonta che hanno abbozzato da inizio stagione è vissuta su dinamiche di gioco mai viste prima, per intensità e qualità, nel campionato italiano.

Poi ci si mette pure il Napoli, che cede di schianto: dopo la vittoria casalinga con l’Inter, perde 3-1 a Torino con la Juventus e poi pareggia a Verona. Un solo punto di vantaggio alla vigilia del primo maggio, giorno dello scontro diretto del San Paolo. Il Milan domina, Napoli e il Napoli piangono nonostante l’ennesima prodezza di Maradona (la punizione del momentaneo pareggio è un assoluto capolavoro) e un pubblico da favola. Due volte Virdis e una volta Van Basten ammutoliscono il San Paolo, che a fine gara applaudirà vincitori e vinti. Al termine di questo video, l’emblematica dichiarazione ancora in campo di Claudio Garella, a cui il giornalista ricorda che “non è ancora finita”: «No, non c’è più niente da fare. Questa squadra qui non potrà mai perdere punti». In realtà li perse perché pareggiò in casa contro la Juventus ma il Napoli era andato e si dissolse anche a Firenze.

Milan 1998/99 – 7 giornate, 7 punti da recuperare. 3 punti per vittoria

Zaccheroni in panchina, Bierhoff ed Helveg in campo. Volendo fare i superstiziosi, l’udinesizzazione del Milan quasi vent’anni prima l’empolizzazione del Napoli. I rossoneri sono gli outsider in una corsa scudetto anni Novanta, con Lazio, Fiorentina e Parma favorite d’obbligo. Nonostante le difficoltà soprattutto di gioco, il tecnico romagnolo è riuscito a tenere il Milan in linea di galleggiamento, in una sorta di monolocale in zona Champions con finestrella vista scudetto. Solo che poi, all’improvviso, succede che i rossoneri lancino lo sprint e la Lazio di Eriksson, imbattuta da sedici giornate, inizi improvvisamente un incredibile down.

Alla 27esima, lo scontro diretto tra capitolini e rossoneri, primi e terzi a sette punti di distanza, finisce 0-0. Nel match successivo, Roma-Lazio 3-1 e Milan-Parma 2-1. Ancora dopo, Udinese-Milan 1-5 e Lazio-Juventus 1-3. In 180 minuti, il Milan ha rosicchiato sei punti e ora è praticamente lì, a un passo dal titolo. Fino alla 33esima risultati identici, vincono sempre entrambe, poi il giorno decisivo degli anticipi. Il Milan col già retrocesso Empoli, ed è una mattanza (5-0). Eriksson a Firenze, contro Batistuta e Trapattoni (1-1). Il sorpasso si concretizza a 90 minuti dal termine, Perugia-Milan della 34esima sarà un match ad alta tensione per la salvezza degli umbri e per lo scudetto rossonero, che arriverà grazie ai gol dei due calciatori simbolo dell’annata, Guglielminpietro e Bierhoff. Per la Lazio, una beffa atroce. Che nel giro di un anno sarà risarcita con gli interessi.

Lazio 1999/2000 – 8 giornate, 9 punti da recuperare. 3 punti per vittoria.

La Juventus di Ancelotti è una macchina che sembra perfetta, la Lazio di Eriksson si inceppa a fine inverno. Quando si approssima la primavera, tutto sembra deciso. I biancocelesti sono addirittura a 9 punti dai bianconeri dopo la sconfitta a Verona alla 26esima, con la Juventus vincente nel derby contro il Toro. Nel turno successivo, il primo strappo: Milan-Juventus 2-0 e Lazio-Roma 2-1. Poi lo scontro diretto di Torino, che dice 2 in schedina grazie al gol di Simeone. Lazio a meno tre, poi di nuovo a cinque punti alla 30esima dopo il 3-3 di Firenze e la vittoria dei bianconeri a San Siro contro l’Inter di Lippi.

Tutto cambia ancora, di nuovo, alla 32esima: Verona-Juventus 2-0, Lazio-Venezia 3-2. Alla penultima, polemiche arbitrali durante Juve-Parma per un gol annullato a Cannavaro, mentre la Lazio vince con fatica a Bologna. L’ultima è per cuori forti. Anzi, fortissimi. La Lazio schianta la Reggina all’Olimpico, mentre a Perugia viene giù una quantità indefinibile di pioggia. Collina sembra deciso al rinvio della partita, alla Juve serve vincere per evitare lo spareggio. Perderanno addirittura i bianconeri, grazie a un gol di Calori e all’allenatore romanista degli umbri, Carletto Mazzone. I tifosi laziali, che a Roma avevano celebrato prima della gara un macabro “funerale del campionato”, esplodono in una festa senza limiti. Guglieminpietro è vendicato. 

Juventus 2001/2002 – 5 giornate, 6 punti da recuperare. 3 punti per vittoria

Il 5 maggio più famoso dopo quello di Napoleone, a voler essere ottimisti. Vieri, Cuper e Ronaldo sono riusciti dove l’Inter fallisce da tempo, e ridanno ai nerazzurri una dimensione di vertice assoluta. A 450 minuti dal termine, Inter prima con tre punti di vantaggio sulla Roma e sei sulla Juventus di Lippi, cavallo di ritorno che ha portato a Torino Buffon, Nedved e Thuram.

La rimonta comincia quando, alla 30esima, l’Atalanta e il suo portiere Massimo Taibi espugnano San Siro con un incredibile 1-2. Si blocca inopinatamente anche la Roma, che pareggia 2-2 in casa del derelitto Venezia. Sorride solo la Juventus, che ha annientato il Perugia e ora è a -1 da Capello e Totti e a -4 da Cuper. Alla 32esima, il nuovo strattone al campionato: Chievo-Inter finisce 2-2, con la Juventus che espugna Piacenza con un gol di Nedved a tempo scaduto e la Roma che non va oltre lo 0-0 nella San Siro rossonera. L’ultima giornata è thrilling, anche se prima nessuno avrebbe potuto immaginarlo: l’Inter, un punto di vantaggio sulla Juventus e due sulla Roma, è di scena all’Olimpico contro la Lazio. I tifosi biancocelesti sono gemellati con quelli nerazzurri, quindi tutto sembra scritto. Di Biagio e Vieri illudono l’Inter, ma Gresko e Poborsky hanno idee diverse. 2-2 al 45esimo, 4-2 al 90esimo per l’incredulità dello stadio romano. E degli juventini, che nel frattempo a Udine hanno fatto polpette dell’Udinese. Cuper perde ancora sul traguardo, la più crudele delle rimonte è servita.

ilnapolista © riproduzione riservata