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Il panorama di Napoli che si ispira alle Metamorfosi di Escher

Il panorama di Napoli che si ispira alle Metamorfosi di Escher

Napoli ritratta nel panorama più lungo del mondo, un panorama lungo dieci anni. Una ventina di scatti distesi per otto metri di lunghezza a rappresentare la bellezza della città, gli angoli più noti ma anche quelli meno noti, in un gioco di alternanza tra ambienti chiusi ed aperti, panoramiche e dettagli. L’autore di questa suggestiva e originale opera, dal nome Metamorfosi Reloaded 2015, è Marco Maraviglia, un fotografo professionista napoletano, che ha impiegato dieci anni per realizzarla. Marco ha collaborato per anni con i principali quotidiani nazionali, riviste di viaggi e turismo e con l’editoria specializzata in guide turistiche. Dal 2000 è fotografo “digitalizzato” Concepter di Photo Polis, la fotografia a misura d’uomo e fondatore dell’Associazione Culturale collegata.

Cos’è Metamorfosi Reloaded 2015?

È il panorama di Napoli più lungo del mondo, un panorama che non esiste, surreale. È un fotomontaggio di foto provenienti dal mio archivio messe insieme in maniera omogenea che dà l’idea di un’unica vista senza interruzioni. Ci sono immagini di Napoli che la mostrano come panorama in cui entri ed esci, passi dagli interni agli esterni in un continuo movimento, da una vista all’altra della città.

Perché si chiama così?

Il titolo si ispira alle Metamorfosi di Escher, i segni che lui faceva cominciare in un modo e si trasformavano poi in altri soggetti e si chiudevano come erano cominciati. La mia opera non si chiude con la stessa immagine con cui inizia, ma magari mi riservo, tra una decina d’anni, di chiuderla così. Inizialmente si chiamava solo Metamorfosi, poi ci ho messo vicino Reloaded, ricaricata, cioè rispolverata, perché il lavoro si è interrotto diverse volte fino a quando non l’ho completato.

Quanti sono gli scatti che compongono questa immagine lunghissima?

Le immagini che compongono il fotomontaggio sono una 20inaDell’immagine finale ne ho stampato 30 copie di 265×8; alla fine ogni “striscia”, stampata in fineart, raggiunge le dimensioni di 275×10 perché c’è un bordo bianco come cornice.

Quanto tempo ti ci è voluto per realizzarla?

Dieci anni, anche se con varie interruzioni. Ne feci una prima edizione nel 2005, ma il computer che avevo all’epoca non ce la faceva a contenere tutto in memoria e non riuscivo a lavorarla. Dovetti fermarmi, ero arrabbiatissimo. Dopo un paio di anni ho comprato un computer nuovo e ho riaperto il file ricominciando il lavoro, solo che mi resi conto che c’erano alcuni punti in cui l’immagine era troppo spigolosa, c’erano dei passaggi raffazzonati a collegare i vari pezzi delle foto, perciò ne stampai una copia di sei metri, una bozza, e la presentai in anteprima alla Maison du tango, in piazza Dante, invitando a venirla a vedere per darmi dei suggerimenti per migliorarla.

E cosa accadde?

Vennero amici, fotografi, grafici, appassionati di Napoli e artisti. A ciascuno diedi il compito di scrivere su dei fogli i loro suggerimenti. In cambio regalai loro una striscetta di 80cm di lunghezza che riproduceva quella affissa alla parete. Ogni striscetta era numerata, firmata e corredata da un certificato di autenticità. È stato un bel momento di arte partecipata.

Quali sono i suggerimenti che ti vennero dati per migliorarla? Ne hai raccolto qualcuno?

Qualcuno si accorse che c’erano dei pezzi di palme che viaggiavano per conto loro, ad esempio, qualcun altro suggerì di eliminare un’immagine del Vesuvio che si ripeteva due volte, mi fecero notare che mancava Capri, che infatti ho aggiunto. Mancavano alcuni raddrizzamenti perpendicolari di edifici. C’era anche una macchia sul bugnato del Gesù Nuovo e ci fu un amico che me la segnalò: ho sostituito quella foto con un’altra, la macchia era una pianta selvatica, di quelle che nascono spontaneamente. Insomma, ho migliorato l’immagine e sono riuscito a completarla.

Si tratta di immagini che hai tratto dal tuo archivio. Gli scatti appartengono tutti a te? Li hai fatti tu?

Sono tutte foto digitali, ho iniziato a scattare col digitale nel 2000. La più vecchia foto che fa parte del progetto è una vista su via Caracciolo con le macchine, presa dall’alto, scattata dal Citysightseeing. La più recente è la prima a sinistra, che ritrae l’Albergo dei Poveri con il Centro Direzionale e il Vesuvio, l’ho scattata da Torre Palasciano, a Capodimonte. L’unica foto che ho scattato apposta è quella che ritrae un pezzo di via Marsicano, a Materdei: quando ho fatto la versione definitiva di Metamorfosi c’era una panchina storta, un elemento che scombinava tutto per cui mentre la stavo rilavorando scesi per fare quel singolo scatto. Metamorfosi Reloaded si conclude con l’unica foto scattata dal mare, che riprende tutta la collina di San Martino. Le immagini si fondono l’una con l’altra, in un’alternanza di interni ed esterni. Le ho sistemate secondo una mia scelta personale, non rappresentano il panorama di Napoli ritratto in modo lineare, gli accostamenti li ho scelti io, per l’assonanza.  

Adesso trenta copie di Metamorfosi Reloaded sono in vendita. A che prezzo?

Sì, trenta copie numerate e firmate, contenute in una scatola nera e vendute a 400 euro a copia. La scatola nera ha un po’ il senso di riprodurre quella dell’aereo, che racconta la storia del volo. Nella mia c’è un depliant che racchiude la sintesi della storia del lavoro, note biografiche su di me, un certificato di autenticità intestato all’acquirente, un dvd con filmati che mostrano quello che successe l’8 maggio, alla Maison du tango, all’anteprima di arte partecipata. L’idea è vendere tutte le copie, o almeno una buona parte per raccogliere i soldi per realizzare una mostra definitiva di questo progetto.

Stai organizzando una campagna di fundraising per quest’evento. Come pensi di strutturarlo?

Voglio esporre la foto lunga otto metri e altre dieci foto che fanno parte della collezione dell’Impossible Naples Project, che raccoglie tutti fotomontaggi di Napoli fatti da me. A tutti i presenti al vernissage consegnerò una scheda che avrà le anteprime delle foto esposte e la gente dovrà riconoscere i luoghi ritratti nelle foto, scrivere quali sono e mettere le schede nell’urna. Faremo lo spoglio e chi avrà totalizzato il maggior numero di risposte esatte potrà scegliere una delle foto esposte. Una mostra partecipata, perché troppo spesso si va alle mostre per mangiare e bere, o chiacchierare, ma si fanno poche domande sull’artista o sulle opere esposte. Invece è importante che chi partecipi a una mostra guardi quello che ha intorno, che cerchi di capire cosa c’è nelle foto. È un modo anche di giocare con la percezione della gente: parecchi si spacciano per amanti di Napoli e poi non la sanno riconoscere. Se vogliamo, la mostra avrà anche un intento didattico ed educativo, poi non è detto che i ragazzi delle scuole non possano venire e fare una specie di caccia al tesoro. Per realizzare il progetto mi servono dai 5 ai 7mila euro. Per il momento il fundraising non è attivo, si possono solo comprare copie di Metamofosi Reloaded. Ho già avuto il patrocinio morale di Videometro network e del Touring Club Italiano sezione Campania.

Fino a domani Metamorfosi Reloaded è esposta presso Timelight open art, a via Bellini. Com’è nata l’idea?

Un paio di settimane fa misi un post su Facebook per cercare di pubblicizzare la campagna di raccolta fondi per realizzare un’esposizione definitiva del lavoro e per dare visibilità alla cosa promisi a chiunque avesse messo un like e condiviso il post una cartolina regalo. Ebbi un centinaio di like e allora decisi di riunire tutte queste persone e, per l’occasione, di mostrare anche in anteprima il progetto. Fino ad allora la avevano vista solo quelli che l’avevano comprata. Alle 18.30 domani andrò a smontarla, perciò se qualcuno vuole vederla deve approfittare di queste poche ore.

Per acquistare una copia di Metamorfosi Reloaded o per ricevere altre informazioni sul progetto si può consultare il sito http://impossiblenaples.weebly.com/  o inviare una mail all’indirizzo marco@photopolisnapoli.org. Intanto vi invitiamo ad andarla a vedere dal vivo, fino a domani: una delle trenta copie in formato ridotto, al Timelight open art di via Bellini, 42.  

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