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La rinascita di Albiol che sta tornando ai livelli Real

La rinascita di Albiol che sta tornando ai livelli Real

Tra gli oggetti smarriti che il campionato sta restituendo al Napoli che stupire il mondo fa metteteci anche Raul Albiol, sì proprio lui il campeon do mundo 2010 e d’Europa 2008 e 2012. Che tutti davano per disperso nelle nebbie di una carriera lunga e ormai al capolinea. E che, invece, è ritornato ai livelli delle sue migliori annate facendo dimenticare gli svarioni iniziali – i gol subiti dall’Empoli e dal Sassuolo erano imputabili alle sue solite amnesie tattiche – e la richiesta sempre più insistente di avvicendarlo. Tutto vero ma, come per incanto, la scena è cambiata. Raul, che silenzioso e cortese come un hidalgo valenzano non aveva mai replicato alle critiche, ha deciso di darsi una mossa e si è aggrappato, come Higuain, a Sarri per una ripetizione veloce di come ci si muove sulla linea della difesa. Il maestro ha accettato l’ingrato compito e l’allievo ha studiato con grandissima applicazione. E voilà il gioco è fatto, grazie alla collaborazione di Pepe Reina, dei centrocampisti e ai ritorni degli attaccanti, Pipita compreso. La vita, insomma, calcisticamente comincia a trent’anni e Albiol li ha appena compiuti. Ora che la vendetta, però, è stata consumata, l’uomo di Velamarxant non passa dalla cassa ad incassare il risarcimento. E fa sognare il popolo napoletano: «Voglio vincere con il Napoli e riconquistare la nazionale», di questo passo, giurateci, ci riuscirà.

I miracoli non si sono di questo mondo, ma a vederlo comandare il reparto con l’autorevolezza sfoggiata nel convulso finale del Bentegodi – quando poteva accadere di tutto, anche che la squadra che aveva schiacciato il Chievo ed aveva incocciato due pali poteva essere raggiunta dall’avversario che attaccava lanciando la palla alla viva il parroco per andare a fare la guerra nell’area degli azzurri – ci siamo finalmente congratulati con lui e gli abbiamo idealmente stretto la mano. Facendo finta di ignorare che tutti, più o meno, gli avevamo dato i sette giorni. Tutti, compreso Aurelio De Laurentiis e Gianluca Di Marzio che aveva vaticinato: «Albiol è il giocatore ideale per il Napoli». Ora, come spesso accade nelle favole con l’orco e il bugiardo, in molti si danno di gomito e, senza pudore, azzardano il canonico “che vi avevo detto”, cioè l’esatto contrario del giudizio indotto dalle sue prestazioni sciatte e senza smalto. È un atteggiamento deprecabile ma bisogna ammettere che la trasformazione ha dell’incredibile. Al centro dell’area non c’è più quello spilungone senza anima, senza tempi di gioco e senza forza nelle gambe, ma, al contrario, un atleta tirato a lucido, tempestivo nelle chiusure, bravissimo nel comandare il fuorigioco e voglioso perfino di andare, come diceva Rafa, a cercare il gol. L’Albiol che piaceva tanto a Benitez ma anche a Vicente del Bosque che lo ha imposto nella “roja” e a Josè Mourinho che ne apprezzava la duttilità al servizio di una tecnica a tutto tondo – che credenziali! – c’è ancora, insomma, e non si è perso tra il Vomero e Castelvolturno e, soprattutto, ha ancora voglia di concorrere al premio per la camiseta più sudata, a differenza di quel mezzo fantasma che avevamo imparato a conoscere, lento, svogliato e molto spesso tra le nuvole.

Al Bentegodi la palma del migliore l’ha contesa ad Allan e a Higuain classificandosi ex aequo con loro e con il sempreverde Marek che ci ha regalato un altro assist da cineteca. Raul, che vuoi più dalla vita? Durerà questo stato di ebrezza? Albiol e il Napoli manterranno questa determinazione fino alla volata finale? Il maestro conserverà la stessa tensione che consente di rimandare al mittente gli elogi sperticati che i critici riservano al Napoli? Domenica sera gli hanno mostrato la tavola che disegna tutti i triangoli della manovra del Barcellona e lui, masticando il mozzicone, ha risposto come la circostanza semiseria richiedeva: «Se su un foglio bianco poniamo a scala una serie di numeri e li uniamo con una linea, verranno fuori sempre tanti triangoli». Che è un modo elegante per chiedere di non disturbare il manovratore. E Albiol, uno dei punti fermi dello scacchiere.
Carlo Franco

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