La cerimonia funebre è appena finita, gli amici di sempre si stringono intorno a Carlo De Gaudio stroncato da un malore a Ischia. Ugo e Chantal, i figli, sono distrutti, la Canottieri Napoli ha deciso due giorni di lutto per il suo ex presidente. È un momento di straordinaria intensità emotiva, c’è tantissima gente tra via Bernini e piazza Vanvitelli: Napoli di fine agosto si è riempita, almeno in questo angolo, per salutare il miglior dirigente sportivo degli ultimi cinquant’anni, campione del mondo di calcio a Madrid e vincitore della Coppa dei Campioni di pallanuoto a Palermo. Avrebbe potuto dare la scalata anche al Napoli dopo aver sfiorato la Serie B con l’Internapoli di Chinaglia, Pinotto Wilson e Massa, ma rinunciò per non disturbare il manovratore. Cioè Corrado Ferlaino. Lui era fatto così, ha conquistato tutte le medaglie senza mai ricorrere alle congiure. È stato un imprenditore vincente, soprattutto per il “colpaccio” dell’appalto per la produzione dei sacchetti per i rifiuti. Una volta mi confidò che l’avviso del bando comunale l’aveva letto su un giornale mentre era in volo tra Napoli e Milano. I termini stavano per scadere, ma non si perdette d’animo, tornò indietro giusto in tempo e si iscrisse alla gara. Mi fermo qui, il resto per chi ha conosciuto Carlo è scontato: la gara la vinse e dopo qualche mese la fabbrica già produceva a pieno ritmo.
La stagione terrena dell’ultimo mecenate si chiude, dopo 87 anni, con un tripudio di affetto bagnato da un fiume di lacrime, ma il cronista che lo ha avuto come dirigente sportivo prima e come amico dopo ha scacciato la presenza della morte e continua a “vedere” solo il faccione solare e il sorriso ammiccante di Carlo De Gaudio. Ci mancherà tantissimo e giustamente il pavese della Canottieri Napoli che tante volte è stato issato oltre la terrazza del Circolo per annunciare ai napoletani le vittorie conquistate alle Olimpiadi con Davide Tizzano, Max Rosolino e Davide Rummolo.
Quell’abilità diplomatica apprezzata anche dal presidente Sandro Pertini. Questa è da ricordare anche per chiudere con una immagine vincente e gioiosa del capo delegazione della spedizione italiana. Tutto nasce sull’aereo che riportava a Roma i campioni e galeotto fu il settebello che Dino Zoff si lasciò sfuggire regalando primiera e partita a Bearzot e a Causio lasciando a bocca asciutta il presidente Pertini che non ha mai avuto in simpatia il barone De Coubertin e le sue strambe teorie. Lui, indomito combattente dell’ideale, voleva vincere anche a scopone per rendere onore alla Coppa Rimet sistemata alla meglio sul traballante tavolino dell’aereo. A calmare il presidente provvide il capodelegazione azzurro, Carlo De Gaudio appunto, che tirò dal suo cilindro magico una specialissima torta spagnola che Pertini gradì riconciliandosi con il suo incauto compagno.
De Gaudio, voglio dire, aveva una soluzione per tutte le occasioni, anche le più rognose, e il suo curriculum è costellato di successi e di benemerenze. A cominciare dal favoloso ballo dei reali che concluse sulle terrazze della Canottieri Napoli, la sua e la nostra seconda casa, le Olimpiadi della vela. Giusto cinquantacinque anni fa. E lui volta menava vanto che fu in quella occasione il fidanzamento tra Juan Carlos e Sofia del Belgio divenne promessa di nozze.
Ruffiano? No, grandissimo motivatore. Come dimostra l’ultimo episodio di una vita spesa al servizio dello sport. In quarantott’ore De Gaudio organizzò una piccola task force natatoria che dal Molosiglio raggiunse Montecarlo per consentire a Fritz Dennerlein di conquistare il record europeo dei 200 farfalla – allora il colpo di piedi tipico del delfino non era stato ancora omologato – che il russo Kuzmin gli aveva strappato. Fritz voleva quel primato in polemica con la Federnuoto che lo aveva squalificato come pallanuotista privandolo di una medaglia olimpica sicura e Carlo, che dava il giusto peso ai sentimenti, capì che bisognava fare contento il campione ferito a morte. Fittò un’auto veloce, imbarcò Fritz e le “lepri” battistrada (Dino De Falco e Dario Monizio) che costrinsero il campione ad andare al massimo per non perdere la scia e partirono per la Costa Azzurra. L’impresa riuscì, Fritz ritrovò il sorriso e Carlo si dette alla pazza gioia sbancando le vetrine dei pasticcieri di Montecarlo. Perché lui andava matto per lo scìù al cioccolato e la pastiera di mammà. E anche questo è giusto che si sappia.
Carlo Franco