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Geopolitica del potere nella Uefa. L’Ucraina ha un vicepresidente (Surkis) che fu decisivo per l’elezione di Platini

Geopolitica del potere nella Uefa. L’Ucraina ha un vicepresidente (Surkis) che fu decisivo per l’elezione di Platini

La sfuriata di De Laurentiis al termine di Napoli-Dnipro contro Platini, i presunti aiuti arbitrali al Dnipro e lo strapotere spagnolo all’interno della Uefa ha ricevuto scarsi consensi sulla stampa. Tra i tanti che hanno rigettato con malcelata ironia ogni ipotesi complottista c’è Gianni Mura, che nella rubrica “Sette giorni di cattivi pensieri” scrive: “Mi sfuggono i motivi per cui Platini dovrebbe essere anti italiano o filospagnolo (…) Non è inutile ricordare che il designatore degli arbitri in Europa è Pierluigi Collina, italiano. E a capo della commissione che stabilisce la classifica del fair play c’è Giorgio Marchetti, italiano. Saremmo dunque a un mezzo italiano, Platini, più due italiani, tutti antitaliani. Al confronto la famiglia Borgia sembra composta da boyscout”.

Insomma, a rileggere i commenti del giorno dopo, verrebbe da dire che le accuse di De Laurentis non abbiano alcun fondamento reale e che quindi possano essere tranquillamente archiviate nel filone “eccessi post-partita” cui pure siamo abituati.

In realtà sulla limpidezza della massima istituzione calcistica continentale ci sarebbe da discutere. L’immagine di Platini (il “monarca” della Uefa, secondo la definizione di De Laurentis) è stata abbondantemente offuscata dalle indiscrezioni pubblicate dalla stampa britannica che lo inserivano nella lista degli alti funzionari corrotti dal Qatar per ottenere l’assegnazione dei Mondiali del 2022. Più di recente, e sempre dalla stampa del Regno Unito, è stato accusato di aver ricevuto un dipinto di Picasso per sostenere l’assegnazione alla Russia dei Mondiali del 2018.

Ma ancora più interessante è tracciare il profilo dei suoi vice all’interno del Comitato esecutivo di Nyon.

Dopo il recente ritiro del turco Senes Erzik, i vice-presidenti Uefa sono quattro: oltre al “nostro” Giancarlo Abete, si tratta del cipriota Marios Lefkaritis, lo spagnolo Angel Maria Villar Llona e l’ucraino Grigoriy Surkis.

Per Marios Lefkaritis, presidente onorario della Federcalcio cipriota, membro del comitato esecutivo Fifa e magnate del petrolio, è sufficiente ricordare che è finito anche lui nell’inchiesta Fifa sull’assegnazione dei Mondiali del 2018 e del 2022, condotta dal giudice statunitense Michael Garcia. In particolare risultano sospette alcune operazioni finanziare compiute con il fondo sovrano del Qatar, tra cui la vendita di un terreno nell’isola di Cipro, avvenuta nel 2011, per il valore di 33 milioni di euro.

Ma a meritare maggiore attenzione, rispetto a quanto dichiarato da De Laurentis, sono gli ultimi due, lo spagnolo Villar e l’ucraino Surkis.

IL BOSS DEGLI ARBITRI
La figura più interessante in assoluto è quella di Ángel María Villar Llona. Basco, bandiera dell’Athletic Bilbao durante gli anni settanta, e più volte indicato da Blatter come suo ipotetico successore, Villar è riuscito a concentrare nelle proprie mani un numero spropositato di incarichi: presidente della Federcalcio spagnola (Rfef) da quasi trenta anni, vicepresidente Uefa dal 1992 e vicepresidente Fifa dal 2000.

Sulla sua integrità morale ci sarebbe molo da dire. Villar è stato accusato di avere tentato di insabbiare la citata inchiesta Garcia, ed è uno dei pochi alti funzionari Fifa (in tutto quattro, compreso Franz Beckenbauer) a essere stato sottoposto ad azione disciplinare per quegli stessi fatti. L’accusa è di avere ricevuto pagamenti da Mohammad Bin Hammam, emissario del Qatar, per organizzare un voto di scambio con il comitato di Spagna-Portogallo 2018. Al momento è sotto inchiesta anche in Spagna con l’accusa di aver sottratto circa otto milioni di fondi pubblici destinati ai settori giovanili.

Senza timore di cadere in semplificazioni, si può dire che Villar (altro che Collina…) rappresenta “il boss degli arbitri”, e non solo a livello europeo. Dal 2002 presiede la Commissione arbitri della Fifa, che – recita il sito ufficiale – “nomina gli arbitri e gli assistenti per le gare delle competizioni organizzate dalla Fifa”. Sempre lui è a capo della Commissione arbitrale Uefa cui spetta il compito di nominare l’Ufficiale responsabile degli arbitri.

Un episodio può aiutare a capire di cosa si sta parlando. Nel 2011, al termine della semifinale di Champions persa dal suo Real contro il Barcellona, Jose Mourinho accusò i blaugrana di ricevere costantemente aiuti arbitrali. “Non riesco a capire perché il Barcellona abbia tutto questo potere. Forse è per dare più pubblicità all’Unicef (allora mainsponsor del club, ndr), o forse dipende dal potere che Villar ha all’interno della Uefa”, dichiarò lo special one.

Quanto vi sia di reale nelle accuse di Mourinho a Villar è difficile stabilirlo. Ma se esiste un potere della Spagna all’interno delle istituzioni del calcio internazionale, come lasciato intendere da De Laurentis, allora di certo è incarnato nella sua persona.

L’UOMO DI PLATINI
L’oligarca ucraino Grigoriy Surkis è invece noto per essere il proprietario della Dinamo Kiev (insieme al fratello Ihor a cui nel 2002 ha lasciato la presidenza), oltre che uno degli uomini più ricchi di Ucraina.

Cosa non meno interessante, Surkis è un esponente di quella che i media ucraini definiscono “Mafia ebraica”, spiacevole “etichetta” attribuita al gruppo finanziario e di potere di cui farebbe parte anche il presidente del Dnipro Igor Kolomoyskyi.

Anche nel suo passato non mancano le indagini per corruzione e un’accusa di manipolazione elettorale, che nel 2005 gli avevano impedito di ricevere il visto di ingresso negli Stati Uniti.

Per restare al campo “sportivo”, va ricordato che a Surkis va attribuita gran parte del merito per l’ascesa di Platini al vertice del calcio europeo. Secondo una ricostruzione di Der Spiegel Surkuis, allora membro del comitato esecutivo Uefa, avrebbe sostenuto la prima elezione del francese (avvenuta nel gennaio 2007 e terminata con 27 voti favorevoli contro 23) e sarebbe stato ricompensato di lì a poco con l’assegnazione all’Ucraina (e alla Polonia) dell’edizione degli Europei del 2012.

Un’ulteriore conferma arriverebbe dalle dichiarazioni rilasciate nel 2010 dall’ex tesoriere della Federcalcio cipriota Spyros Marangos, secondo cui il voto di Cardiff dell’aprile 2012, che sancì la vittoria della coppia Ucraina Polonia, fu manipolato da esponenti della Federazione calcistica dell’Ucraina, guidati dallo stesso Surkis.

Anche sulla questione arbitri non si può dire che Surkis abbia esattamente la coscienza a posto. Nel 1995, quando l’oligarca ucraino muoveva i primi passi nel pallone ed evidentemente non era ancora ben avvezzo alle dinamiche del calcio internazionale, la sua Dinamo Kiev venne squalificata per tre anni da tutte le competizioni Uefa per tentata corruzione nei confronti dell’ arbitro spagnolo Lopez Nieto. Come stabilito dalla commissione disciplinare Uefa, l’arbitro, che avrebbe dovuto dirigere la gara con il Panathinaikos, si era visto offrire tre visoni e 30mila dollari per favorire gli ucraini. A proporre l’affare era stato Igor Surkis, fratello di Grigoriy e attuale presidente del club.
Carlo Maria Miele  @carlomariamiele

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