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Grignani: «Chiesi a Pino Daniele “facciamoci una canna?” e lui “Guagliò, mi sono già fumato tutti i Campi Flegrei”»

A Repubblica: «A un concerto dei Pearl Jam. Eddie Vedder sul palco completamente ubriaco, ero circondato da persone che pogavano. Vidi Lucio Dalla. Era lì, si stava divertendo. Mi ha insegnato a non aver paura».

Grignani: «Chiesi a Pino Daniele “facciamoci una canna?” e lui “Guagliò, mi sono già fumato tutti i Campi Flegrei”»
Sanremo (Im) 07/02/2023 - 73° Festival di Sanremo / foto Image nella foto: Gianluca Grignani

Repubblica dedica una lunga intervista a Gianluca Grignani in occasione dell’uscita di  Residui di rock ‘n’roll, la sua autobiografia pubblicata dalle edizioni San Paolo.

Dedica molte pagine ai suoi genitori. Sua madre voleva che lei diventasse “duro come un pezzo di cuoio”.

«Ha dato i natali al mio “Io”. Parlava poco ma da piccolo mi ha fatto conoscere Eric Clapton e a casa aveva molti libri. Ricordo a sette anni, ero malato a letto e lessi tutto d’un fiato il Ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde»

In effetti negli anni Novanta era un po’ incosciente: una volta è scappato in Sudamerica.

«E poi in Giamaica. Tornai a Londra per vedere dei discografici. Avevo fatto i capelli rasta e passai da un parrucchiere per sistemarli, erano troppo intrisi di catrame. Decido di tagliare tutto e di farmi biondo platino. Solo che nell’ufficio dei discografici c’era anche Franco Battiato. Mi vide e fece una mossa alla Mick Jagger»

Alcuni momenti da ricordare

«Per rivivere uno dei miei incontri con Pino Daniele, per esempio».

Racconti.

«Entro nel camerino dopo un suo concerto per salutarlo. Gli chiedo: “Pino, ci facciamo una canna?”. Risposta: “Guagliò, io nella mia vita mi sono già fumato tutti i Campi Flegrei…”».

Altro di considerevole?

«Ero a un concerto dei Pearl Jam. Eddie Vedder sul palco completamente ubriaco, il suono della band si sentiva malissimo, ero circondato da persone che pogavano e lo facevano anche male. E a un certo punto da chi mi sento chiamare? Da Lucio Dalla. Era lì, si stava divertendo. Mi ha insegnato a non aver paura».

Ha trovato la forza, nel libro, anche di raccontare cose spiacevoli.

«C’è un capitolo, si chiama Il mostro ed inizia con un bel po’ di droga in un sacchetto. Anche qui: le speculazioni sono state tantissime. Dovevo raccontare la mia versione. Solo che ho scelto di farlo in maniera quasi narrativa. Anche perché se dovessi essere più preciso farei finire la favola di qualcuno».

Racconta di essere stato molestato, da piccolo, durante un campo scuola del Coni. «È successo tanti anni fa ed è stato devastante per me. L’ho fatto per denunciare: queste cose accadono ancora».

 

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