Il Torino era in un momento caldo e il Napoli ci ha lasciato le penne e la pena. È in un momento caldo la Lazio di Pioli, tre vittorie consecutive avvicinandosi a due punti dal terzo posto del Napoli. Ma ora è Coppa Italia, semifinale di andata a Roma. Un’altra storia.
L’ultima striscia di sei partite in campionato, dopo lo scontro diretto all’Olimpico che il Napoli vinse con un gol di Higuain (1-0), segnala due squadre alla pari, 12 punti a testa, due sconfitte a testa, stessi gol segnati (10), passivo più o meno uguale (6 gol la Lazio, 7 il Napoli).
Valgono per la Coppa Italia queste cifre che sottolineano un sostanziale equilibrio? L’eliminazione diretta in due mosse impone un risolutezza in 180 minuti senza troppi calcoli. Il presunto vantaggio per il Napoli di giocare la prima partita in trasferta è da valutare dopo, alla luce del risultato del primo scontro. Fare un gol fuori, che vale doppio nel computo finale, è un bel colpo a patto che l’avversario non ne segni quattro.
Lasciamo stare i calcoli, ma è chiaro che il Napoli deve tornare da Roma con un risultato utile da non dovere essere costretto a fare miracoli al ritorno per ribaltarne uno negativo.
Il Napoli sarà capace a Roma di rifare in Coppa il colpo fatto a fine girone di andata in campionato? Chi può dirlo con questa squadra azzurra che gioca, non gioca, incanta (raramente), delude, corre e si ferma. Il Napoli è capace di tutto nel bene e nel male, come dice Pesaola. Ma appare necessario che Benitez dia una scossa ai suoi poco baldi ragazzi di Torino, dopo la necessaria strigliata a tu per tu, magari osando rotazioni di un certo rilievo e un modulo tattico che sorprenda la Lazio.
La squadra romana ha acquisito una certa solidità e, in quanto a capacità offensiva, tallona a un gol il bottino delle 44 reti del Napoli. Manda più giocatori in gol, anche i falsi centrocampisti Candreva, Mauri (che non ci sarà stasera), Parolo.
L’impressione è che la Lazio, in questo momento, abbia più soluzioni offensive, ispirate dalle incursioni elettriche dei giovanissimi Felipe Anderson (21 anni, brasiliano, sei gol e sei assist) e Diao Keita (20 anni, origini senegalesi), frecce esterne già assurte a fenomeni, più il romano cresciuto in casa Lazio Danilo Cataldi, 20 anni, centrocampista di tocco veloce. E il vecchio Klose, 36 anni, è un leone che rizza sempre il pelo davanti alla porta.
Diciamo francamente che vedremo un Napoli in difficoltà se non sarà guarito dai torpori di Torino e non sarà capace di verticalizzare il gioco (Gabbiadini essenziale), anziché il passaggetto indietro seguito dal passaggio orizzontale e da un giro-palla che è un finto possesso, spesso la palla gira perché chi l’ha tra i piedi non vede e non sa a chi darla.
Ci vorrà un Napoli vibrante, senza languori e nervosismi, lese maestà e sconforti, per piazzare un buon colpo da tenere al riparo la qualificazione alla finale di Coppa Italia. Sarebbe la terza finale negli ultimi quattro anni. In mezzo c’è stata la vittoria proprio della Lazio nella finale del 2013 (1-0 alla Roma).
Partita aperta, in gran parte affidata alle lune del Napoli. Benitez farà la puntuale rotazione in una stagione di tre impegni (domenica sera l’Inter al San Paolo). Meglio lasciar fuori chi boccheggia sul campo. Rientrerà Mertens. Forse uno spudorato 4-3-3 con Gabbiadini nel tridente e De Guzman a centrocampo. Higuain alzi meno le braccia e corra di più come aveva fatto prima di Torino.
L’euforia potrebbe tradire la Lazio perché, alla fine, il Napoli è avversario pericoloso per tutti nonostante i suoi limiti. E poi c’è da aspettarsi la risposta degli azzurri a Benitez, alla sua correttezza, alla sua pazienza, al suo rispetto verso tutta la “rosa”. Vedremo se sarà una risposta “da uomini”.
Mimmo Carratelli
COPPA ITALIA
Semifinali, andata.
Mercoledì 4: Lazio-Napoli
Giovedì 5: Juventus-Fiorentina
RITORNO: 8 aprile.