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La sera in cui David Lopez ci ha ricordato che è un Nordmende 19 pollici degli anni Settanta

La sera in cui David Lopez ci ha ricordato che è un Nordmende 19 pollici degli anni Settanta

Premessa: a me David Lopez è sempre stato simpatico, sin dall’attimo successivo al suo ingaggio. Il tempo di qualche tweet polemico dei tifosi più accessi – poi rimbalzato su tutti i siti d’informazione sportiva – e già aveva un posto assicurato nel mio cuore da supporter minoritario: chi è questo? Ma chi abbiamo comprato? Il solito bidone a costo zero. Doveva arrivare Mascherano e invece?

E invece David Lopez, in quell’incerto crocevia di gambe, piedi e maschere da leone che è diventato quest’anno il centrocampo del Napoli, ha cominciato a ritagliarsi un suo spazio. Un calciatore dignitoso. Un cagnaccio dalla tecnica appena superiore a quella del precedente cagnaccio – Valon Behrami – con una tempra appena inferiore a quella del rottweiler di cui sopra. Piedi discreti (o sarebbe meglio dire, non indecenti), visione di gioco pari a quella di un anziano in barella al C.T.O., dinamico quanto un televisore Nordmende diciannove pollici degli anni ’70, affidabile e perfetto per il rapporto qualità-prezzo, con il solito coraggio da vendere del mediano, capace persino di qualche incursione in avanti, uno o due passaggi filtranti, oltre a qualche tiro entro lo specchio della Curva B (diversamente da quanto accadeva al valoroso Valon, più incline a fuoricampo in stile Major League). Insomma, un giocatore normale. Quando si parla di David Lopez non ci sono molte interpretazioni da dare. È quello che è. Uno che non ameremo mai come Salvatore Bagni, uno che non odieremo mai (sportivamente parlando, s’intende) come Asanovic. Finora ha giocato qualche buona partita, a volte più, altre meno. In generale, si può dire che se il Napoli perde non perde certo per colpa sua. Ad onor del vero, nemmeno quando vinciamo vinciamo per merito suo. È uno sciroppo, David Lopez. Non è l’antibiotico. Fa parte di una cura più articolata. Lo prendi o non lo prendi, quasi niente cambia.

Eppure l’altra sera, durante la nefasta partita di San Siro, mi ha irritato proprio come tutti quanti gli altri dieci compagni di squadra più famosi di lui, dunque maggiormente titolati a ricevere strali e offese quando le cose vanno male. Perché? Perché mi ha ricordato quel tipo di cameriere che ogni tanto capita di incontrare al ristorante, quello che se tu gli dici per favore può portarmi un’altra bottiglia d’acqua minerale, lui fa finta di niente lasciandoti il gargarozzo in fiamme per un lasso di tempo incalcolabile, finché un altro cameriere non passa dalle tue parti e ci pensa lui. Ce l’avete presente il tipo, sì? In genere, non è il tuo cameriere di riferimento. All’inizio, quando entri nel ristorante, non lo noti nemmeno. Poi a un certo punto, dopo l’antipasto, ti capita di buttare l’occhio su questo tipo (vestito come tutti quanti gli altri) che ciondola per la sala e capisci che non dovrai entrarci in rapporti: non ha preso la tua comanda, non ti ha consigliato il vino, non ti ha servito le portate. I campioni sono altri, lui è solo un gregario. Lavora in quel posto, è vero, ma più che altro ha rapporti esclusivi con la proprietà, con la cucina, con la cassa. Una specie di ministro dei rapporti con il parlamento in versione gastronomica, quel tipo di cameriere riferisce al padrone, non a te. Però (c’è sempre un però) viene un momento, anche nei migliori ristoranti, che i tuoi camerieri di riferimento vengono meno, i campioni sono impegnati a fare altro o semplicemente non sono in giornata. Ecco. Quello è il momento in cui ti aspetteresti che il gregario prenda la faccenda di petto e non finga di non aver sentito la tua richiesta solo perché non toccava a lui. Una bottiglia d’acqua minerale, cazzarola. Non gli hai mica chiesto di sbucciarti i gamberoni? Così ha giocato l’altro ieri David Lopez. Come uno gnorri. Come uno che non vuole caricarsi, almeno una volta nella vita, il peso delle responsabilità dei compagni sulle proprie spalle. Eppure nessuno di noi gli avrebbe rinfacciato nulla, se non fosse andata bene. Perché lui è il ministro dei rapporti con il parlamento, non il presidente del consiglio. Con Higuain ce la prendiamo, se non riesce a dare quel quid. Con Hamsik, Benitez, De Laurentiis. Con David Lopez no. Lui è il nostro Nordmende diciannove pollici degli anni ’70. Sarebbe bastato provarci, ecco. Darci la dimostrazione che la cosa gli stava a cuore. Siamo gente adulta e conosciamo la vita: a volte persino andare a prendere una bottiglia di minerale può rivelarsi un’impresa impossibile, se tutto gira contro di te e contro la tua squadra. Ma la sensazione è che non ci abbia nemmeno provato. La sensazione è stata quella di un gregario che vuole restare gregario a vita.
Massimiliano Virgilio

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