La mia attesa:
Cerco qualcosa per distrarmi, ma è solo una pigliata per il culo.
Leggo scartoffie, di cui ignoro il contenuto, mentre immagino un potente stacco di testa; una mischia furibonda, un salvataggio sulla linea. Un gol.
Ed è un crescendo. Fino a pensare, quando sono alla fine della pagina, all’esultanza di qualche azzurro o a quanto saranno belli i momenti del post partita…
Una pausa.
Passo a cercare qualcosa che mi faccia tornare subito con i piedi per terra.
Con quasi un senso di colpa addosso, focalizzo i numeri e le lettere del foglio che ho tra le dita. Cosa meglio dei numeri per tornare alla realtà?
Bene, è un avviso di mora su una vecchia bolletta non pagata.
Dentro di me, un urlo potente. E lascio che la complilation di bestemmie rimbombino tra i polmoni e la cassa toracica. Per poi fermarsi in gola, in un blasfemo e colorito “Kiterstramuoten”…
Chissà se poi in Germania hanno capito il significato dello striscione…
In Germania sono tosti, sì. Shnellinger, Aughentaler, Koeler, Müller, Klose, pure i nomi sono grezzi e freddi. Li avrò scritti anche male. Manco con lo spelling si riesce a scriverli correttamente.
Per non parlare poi del nome della città. Dortmùnd. Con l’accento al posto giusto, perché noi ci teniamo alle nostre imperfezioni.
L’ho detto ad alta voce due volte consecutive e veloci e per due volte ho rischiato di cogliere un amico che avevo di fronte. Praticamente ti parte lo sputo contro la tua volontà.
Potenze teutoniche.
Sì, sono tosti e freddi.
Non so perché, ma immagino la foschia. Una condensata nebbiolina di umido che renda l’atmosfera più epica ed antica. E dentro, l’azzurro acceso del nostro mare e il giallo acceso di un loro neon pubblicitario.
E poi, 11 sagome gialle. Contro.
In Italia, ne bastano anche solo un paio per farti perdere. Soprattutto se sono poliglotti.
Poi, un lampo.
Un tiro da fuori area che scheggia la traversa; il pubblico che si accende; il portiere che rimprovera i compagni.
I compagni…
Chissà cosa staranno facendo i miei amici…di solito, in partite così, seppur non ce lo vietiamo, non ci sentiamo. Anche un po’ per scaramanzia. Non condividiamo l’attesa.
Ognuno deve avere la propria. E ognuno se la fa passare come gli pare.
Il Minao sarà con la testa appiccicata al monitor del computer, facendo finta di distrarsi, ponendo attenzione a siti di alta finanza;
Giuffrè, attaccato con il naso al giornale sportivo, e allo schemino degli schieramenti, provando e riprovando tutti i movimenti con la testa e nella mente, come se dovesse scendere lui in campo.
Il Catapo, alla ricerca del pupo, che volente o nolente riesce sempre a distrarre. Ora lo immagino appunto che cerca di far ballare il figlioletto con l’asinello di peluche in versione dencer.
Oppure che gli imponga “Igaì”(Higuain detto da un duenne) al richiamo “Gonzalooo”.
Ecco, distrazioni del genere.
E poi penso a me, che nell’attesa inizio a pigiare a casaccio lettere della tastiera di un pc.
Un random inevitabile. Come un colpo di tacco geniale; un triangolo perfetto; una curva perfetta.
L’ennesimo gol immaginato di questa partita.
Se fossero tutti reali, non mi preoccuperei tanto della differenza reti…
E la corsa verso la bandierina? La testuggine azzurra che col passare dei secondi si gonfia.
Se dovesse capitarci Insigne lì sotto,
chiamerebbero il telefono azzurro…
Azzurro.
Ecco. Un bel muro azzurro.
Un bel muro azzurro festante…
Una pausa.
Cazzo, 136 € di mora!
Oggi la DoiceBank è chiusa.
Fanculo a sti tedeschi.
Pure una rapina. Va bene pure una rapina.
Ora o mai più…
… si è inceppata la tastiera…ma che ore sono?
Gianluigi Trapani