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A Plzen senza tante illusioni

Andiamo a farci due boccali di birra a Pilsen, oggi Plzen, città della birra, città di fiumi col campanile svettante della chiesa di San Bartolomeo, il più alto della Repubblica ceca, la città di Emil Skoda, inventore di automobili. Distraiamoci con queste cose perché è un “ritorno” impossibile questo match dei sedicesimi dell’Europa League dopo le tre pappine (a zero!) rimediate al San Paolo. Il Viktoria è lanciatissimo verso la qualificazione agli ottavi. Che miracolo chiedere al Napoli? Non è tempo di miracoli e di follie come due anni fa a Bucarest e Utrecht, rimontando risultati assurdi. Questa sembra una storia chiusa.
Fa bene Mazzarri a mobilitare comunque l’impegno degli azzurri per evitare una definitiva figuraccia. Si discute sulla formazione di questa sera a Plzen, quattro giorni prima della trasferta di campionato a Udine (lunedì sera) e, dopo altri quattro giorni, la Juventus al San Paolo (venerdì 1 marzo). Calendario mozzafiato e poi tocca sentire i lamenti di Conte. Mah!
A Plzen dovrebbero metterci la faccia quelli che l’hanno persa all’andata e cioè De Sanctis; Gamberini (46’ Hamsik), Rolando, Britos; Maggio, Donadel (72’ Inler), Dzemaili, Zuniga; El Kaddouri (59’ Calaiò); Pandev e Cavani. Ma risparmiare alcuni titolarissimi è d’obbligo, tanto l’Europa League se n’è andata e non staremo qui a chiedere sforzi sovrumani per rimetterla in sesto. Trentanove anni fa (come passa il tempo, direbbe Totò) ci ritrovammo nelle stesse condizioni con un’altra squadra ceca, il Banik Ostrava, ottavi di finale di Coppa Uefa. Il Napoli perse in casa 0-2. Ma era la squadra irriducibile di Vinicio e il leone impose un riscatto di forza e di orgoglio per il “ritorno” ad Ostrava, città del carbone e “cuore d’acciaio” della Repubblica ceca. Gli azzurri diedero l’anima su un campo fangoso, era dicembre, e Ferradini, impalpabile ragazzo di Fucecchio, rimediò un inutile 1-1. Quattro giorni dopo, il Napoli barcollante e senza più energie fu infilato da sei gol della Juve al San Paolo contro due di Clerici.
Salvando in qualche modo la faccia, giocando il giusto ed evitando rese incondizionate, il Napoli se la sbrighi come può a Plzen. Però ci saranno duecento tifosi al seguito che non meritano d’essere umiliati. Bloccato Hamsik dalla febbre, dopo l’aggressione sulla Tangenziale, sperando di recuperarlo per Udine, Mazzarri ha portato con sé tutta la “rosa” disponibile, ma tratterrà in panchina, tra gli altri, Cavani. E ci mancherebbe, a questo punto.
Sarà la serata di Emanuele Calaiò, l’arciere azzurro delle promozioni, 40 gol per riportare dalla serie C alla serie A il Napoli risorto dal fallimento. Lo sosterrà Pandev. Rivedremo El Kaddouri, 23 anni, nel ruolo di vice-Hamsik. Ha doti tecniche indubbie, gli mancano il passo e il cambio di gioco veloce. Buon dribbling, porta troppo la palla. Deve sveltirsi. Centrocampo con gli uomini che hanno molto patito all’andata contro i cechi formidabili in zona con l’accoppiata Darida, 23 anni, e Orvath, 37, e i mobilissimi trequartisti Rajtoral, Kolar e Kovarik. Danzatori di pallone dai tocchi pregevoli.
Il campionato ceco è ancora fermo e riprenderà sabato. Avremo, quindi, avversari ancora ben riposati e che vorranno “rifinire” il risultato dell’andata buttando fuori il Napoli che è stato nientemeno che in Champions (e punta a tornarci). Non farà complimenti il Viktoria, pur al sicuro del 3-0 al San Paolo. Giocherà palla imponendo le sue qualità a centrocampo, correndo sulle fasce e portando i trequartisti al tiro. Al Napoli toccherà arginare la manovra ceca e colpire di rimessa. Pandev ed El Kaddouri possono dare buoni palloni a Calaiò. Senza soverchie illusioni (abbiamo la forza di prendere in mano il match?), andiamo a vedere che tempo fa a Plzen e se è ancora brutto tempo per il Napoli.
MIMMO CARRATELLI

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