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Il Secolo XIX intervista l’ultrà: “Non parlate di violenza”

GENOVA. «Voglio raccontare come sono andate le cose, io ero con gli altri ragazzi all’ingresso degli spogliatoi, ma non faccio nomi».
E il suo, di nome? «Questo non è un problema, io sono Fabrizio Fileni».
Signor Fileni, cosa è successo? «Abbiamo protestato,manifestato la nostra rabbia, la nostra delusione, la volontà di farci sentire, di spiegare a questa squadra senza cuoree a questa società allo sbando, cosa significa soffrire per il Genoa. Ma non parlate di violenza».
Questa non è violenza? «Perché parlate di violenza, perché il presidente Preziosi parla di 60 violenti? A parte che eravamo almeno duecento, ma non è volato un pugno, una sberla, niente. Non uno scontro, non un insulto o un coro contro le forze dell’ordine».
È volata in campo una torcia? «Vero, ma non sappiamo perché e chi l’abbia gettata. Il fatto è che non potete, non si può, parlare di violenza ».
Volevate entrare in campo? «No, perché se duecento persone avessero voluto entrare in campo, in quella situazione l’avrebbero fatto ».
Violenza psicologica, almeno? «No, non capisco perché parlate di violenza psicologica. Non capisco perché nessuno dica queste cose, perché nessuno risponda a Preziosi. Lui lancia accuse solo per distogliere l’attenzione da quelli che sono i veri problemi del Genoa. Purtroppo è un film già visto, sappiamo cosa produce».
Risponde lei a Preziosi? «Gli direi di farsi un bel mea culpa, è l’unica cosa che deve fare. Ripeto, ha una società allo sbando, pensi a intervenire davvero, non si riempia la bocca sempre delle solite frasi. Sono tre anni che ripete “ho sbagliato”, parla sempre di progetto, ma alle parole non seguono mai i fatti. E ora ci attacca e sapete tutti perché lo fa, sappiamo tutti perché lo fa, ma si amplificano le sue dichiarazioni solo per distogliere l’attenzione dai veri problemi».
Avete fatto sospendere la partita, obbligato i giocatori a togliersi la maglia del Genoa, questo non è un modo per distogliere l’attenzione da tutto quello che sta succedendo? «No, noi volevamo solo che capissero cosa vuol dire onorare la maglia del Genoa, guadagnarsi lo stipendio e sappiamo tutti di che stipendio si tratta».
Nei Distinti c’erano intere famiglie, padri spaventati che cercavano di portare via i loro bambini da quella situazione. «Non è vero, non è andato via nessuno e le persone più vecchie del gruppo hanno fatto in modo che non succedesse nulla. Ripeto,anche se nessuno avrà il coraggio di dirlo, ma non c’è stata violenza. Sì, non c’è stata violenza ».
Perché allora avete lasciato la Nord e qualcuno di voi ha scavalcato la recinzione e si è messo nel punto più vicino ai giocatori? «Perché volevamo solo fargli vedere la nostra rabbia. Volevamo litigare con loro, guardandoli negli occhi. Succede nella famiglie, capita a tutti di litigare. Ma non è volato uno schiaffo, nulla». E se i giocatori non si fossero tolti la maglia e fossero tornati negli spogliatoi? «Non sarebbe volato uno schiaffo. Perché si vuole parlare di violenza, quando violenza non c’è stata?».
Si è visto un tifoso, sopra la rete, che faceva un gesto esplicito, rivolto probabilmente verso Sculli, un gesto del tipo ”ti taglio la gola”.Questa non è violenza? «Ripeto: no, sono cose che succedono, quando c’è rabbia e capisco che la rabbia andrebbe controllata e in qualche modo, fidatevi, oggi l’abbiamo fatto. È rimasto tutto sotto controllo, non c’è stata violenza. Perché è facile generalizzare, gridare al lupo al lupo, come ha fatto il presidente Preziosi e chi ha deciso di dargli retta. Allora è violenza anche Sculli che risponde a Novara a un tifoso e lo strattona solo perché questo gli chiede di onorare la maglia, di fare il suo lavoro e di vincere una partita contro la penultima squadra del campionato».
C’è anche chi diceva “Non finisce qui”. È finita qui? «Credo di sì, ma dico anche che non è neppure iniziata. Non abbiamo fatto nulla, abbiamo solo deciso di farci sentire, perché eravamo stufi di sentire promesse e dalla società e dai giocatori. Non potevamo restare inermi. Per me è finita qui, perché quello che mi interessa è solo il bene del Genoa e il bene del Genoa significa non andare in serie B, ma purtroppo è un film che abbiamo già visto».
Lo rifarebbe? «Dire ai giocatori del Genoa che devono onorare la maglia, spiegarglielo ed evitare che un’invasione di campo ci costasse ancora più cara? Sì, lo rifarei, eviterei un’altra volta che allo stadio ci fosse della violenza ».

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