Si chiude ottobre (Catania-Napoli) e si apre un bellissimo novembre (Bayern-Napoli, Napoli-Juventus). Tre partite in nove giorni. Non c’è di che preoccuparsi. Il Napoli è capace di tutto. Più di Lazzaro si alza e cammina, anzi corre. Non è mai morto. Va in crisi (di stanchezza, di risultati) e, zàc, si scuote e stupisce.
Mazzarri perde la voce dopo avere urlato ai criticoni: “Abbiamo perso solo due partite in undici gare”. La vittoria sull’Udinese lo schianta. Era una partita per molti versi decisiva dopo un periodo di magra (due pareggi e una sconfitta). Ne temeva le insidie, non ha retto alle emozioni del fantastico duetto Cavani-Lavezzi sul primo gol e dello schema “provato in allenamento” della seconda rete. Non ha retto alle palle-gol sfuggite a Zuniga, a Dossena e allo stesso Pocho che avrebbero decretato un clamoroso trionfo.
Si va in tilt per troppo amore, non per poche critiche. Mazzarri ricorda la passione e i patimenti di Bruno Pesaola.
Poiché il match con l’Udinese ha confermato che il Napoli è squadra vera, non una stella spenta, si guarda ai prossimi impegni con ottimismo, pur nella assoluta concentrazione che richiedono.
Il Pocho Lavezzi ha scosso una squadra che aveva perduto il sorriso e gettato alle ortiche qualche buona possibilità per la classifica. Morgan De Sanctis continua a offrire la sicurezza di miglior portiere del campionato. Inler alza il livello delle prestazioni. I trentenni della difesa meravigliano i dispensatori di viagra e gli scettici di professione. Alè.
Quando torneranno a cantare gli altri due tenori, Cavani e Hamsik, allora Mazzarri potrà intonare la romanza del principe Calaf nella Turandot: “Dilegua, o notte. Tramontate, stelle. All’alba vincerò”. Anche se gli toccherà vincere di notte (otto volte già in notturna il Napoli, nove volte ancora fino a Natale).
Si gioca a Catania un’ora dopo il tè. L’avversario è una colonia argentina (sono 13 i gauchos nella “rosa” catanese: il portiere Andujar convocato in nazionale, con Lavezzi) a capo della quale s’è posto ‘nu guaglione di Castello di Cisterna, Vicenzino Montella, l’aeroplanino.
Il Catania è in serie positiva di cinque turni (4 pareggi, una vittoria). In casa è imbattuto (ha pareggiato con la Juve, le ha suonate all’Inter). In classifica ha solo tre punti meno del Napoli. Difende a cinque. Bergessio e Maxi Lopez sono le frecce avvelenate. Almiron è il regista. Ciccio Lodi, napoletano, tira da lontano.
Nessuno si accontenterà del pareggio in regime di vittorie da tre punti. Il Napoli non ha mai vinto a Catania ed ecco un altro tabù da abbattere aggiungendolo a tutti i tabù abbattuti da Mazzarri.
Il turn-over sarà minimo, quattro giorni prima di Monaco. Cavani deve giocare perché, solo giocando, potrà ritrovare il sentiero del gol? Hamsik si lucida la cresta o riposa? Chi dei centrocampisti e degli esterni più spinti resta in panchina? Qualche alternanza in difesa. Nella corsa lunga undici gare, il fenomenale Campagnaro ha saltato sinora una sola partita, il sorprendente Aronica tre mezze partite. Forse c’è un problema a centrocampo: i giocatori disponibili si contano su una mezza mano.
Siamo alla prima svolta della stagione fra campionato (Juve) e Champions (Bayern). L’Udinese ha dato ossigeno, il Catania deve dare strada. Non sarà facile.
Di clamoroso al Cibali può esserci tutto in una sfida aperta che non darà respiro.
Già combatton la colomba e il leopardo alle sei della sera. Chi sarà il leopardo all’ombra dell’Etna e nel respiro del mar Ionio?
Mimmo Carratelli