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Mazzarri non ti lamentare, ma quale rigore

Non credevo che qualcosa, a così breve distanza dalla bruciante sconfitta di ieri, sarebbe riuscito a rattristarmi ancora di più; e invece questo qualcosa c’è stato, e proprio oggi. Ci si potrebbe chiedere cosa ci sia di peggio, per un appassionato innamorato dei colori azzurri, del vedere la propria squadra che ieri non entra nemmeno in campo, che in novanta minuti contro un Milan tutt’altro che irresistibile e in costante affanno in un centrocampo vecchio e statico, non è riuscita nemmeno a tirare in porta, che è stata nulla in alcuni tra gli elementi più reclamizzati.
E invece di peggio c’è. Di peggio c’è questa indegna lamentazione, prodotta dalla gran parte dei siti e degli opinionisti, in merito al rigore concesso a inizio ripresa ai rossoneri. Premetto che il rigore probabilmente (e sottolineo: probabilmente) non c’era. Troppo vicino Aronica a Pato, il fallo precedente di Ibrahimovic su Cannavaro, eccetera eccetera. Al contrario si potrebbe dire che alla scuola calcio ti insegnano, da difensore, a non andare in contrasto in area col braccio così alto: ma non conta.
Il punto è: c’è uno, uno soltanto, che abbia la faccia tosta di dire che senza quel rigore il Napoli avrebbe portato a casa almeno un punto? Il Milan aveva cambiato marcia, era rientrato in campo con un animus diverso rispetto al primo tempo. A fronte, i nostri avevano arretrato il baricentro asserragliandosi in area. E mancavano tre quarti d’ora alla fine. Andati in svantaggio, nessuna reazione. L’elettroencefalogramma della squadra è rimasto piatto.
Da che calcio è calcio, le partite si vincono (e si perdono) a centrocampo. Ieri la palla non rimaneva tra i piedi azzurri nemmeno dieci secondi, e men che meno arrivava dalle parti del povero Cavani, abbandonato dai compagni al proprio triste destino. Hamsik, acclamato fuoriclasse, desiderato dalle squadre principali del continente, al solito decideva di astrarsi dalla partita e lasciare la costruzione del gioco al cognato, in grado di sbagliare gli appoggi a tre metri; in compenso tutti i calci da fermo venivano ceduti ai piedi illuminati del piccolo uruguaiano, che fa quello che ha sempre fatto: li sbaglia.
Non si fa il bene del Napoli giustificando la squadra anche nelle sconfitte più cocenti. L’analisi obiettiva e serena delle sconfitte è un momento di crescita fondamentale. Non si può dare tutta la colpa della sconfitta di ieri a un rigore che (forse) non c’era. Ed è ridicolo, stupido e ottuso cercare di immaginare un sistema che trama nell’ombra perché il Milan (o l’Inter, o la Juve, o la Roma) vincano il campionato. La verità è un’altra. La verità è che a gennaio è stata fatta una scelta tecnica importante, quella di rinviare al mercato estivo gli inserimenti necessari al salto di qualità. E mentre altrove si acquistava gente come Cassano, Van Bommel, Emanuelson, Pazzini e Ranocchia (e li si mandava in campo immediatamente), qui arrivavano Mascara (con tutto il rispetto) e Ruiz, che forse in Spagna praticava un altro sport se ancora oggi si aspetta che impari regole e schemi, e gli si preferisce l’inguardabile Aronica. Scelta perfettamente rispettabile, per carità: a gennaio i prezzi sono altissimi, come sa la Juve che ha acquistato Matri a peso d’oro. Ma poi ci si devono tenere le conseguenze.
Rigore o non rigore, ieri siamo stati malmenati in mezza partita da mezzo Milan. Personalmente mi auguro che i rossoneri, tronfi e antipatici, perdano la volata scudetto contro l’Inter, ma sono più interessato al fatto che il Napoli esca pesantemente bocciato all’esame di maturità. Il nostro sistema di gioco offensivo è basato sull’estro di Lavezzi e sulle prevedibili folate di Maggio, e poi, soltanto alla fine, sulle conclusioni del Matador. Troppo poco: non si può chiedere a questo grande campione di inventarsi da solo le azioni da gol. Se vogliamo aiutare il Napoli a crescere dobbiamo individuarne i difetti, non far finta che non ci siano. Nascondendosi dietro a un falso rigore inventato da un arbitro non colluso, ma soltanto mediocre come i suoi aiutanti che hanno sbagliato da entrambe le parti. Magari l’avessimo avuta noi, un’azione controversa: avrebbe voluto dire che in area avversaria c’eravamo almeno arrivati.
Maurizio de Giovanni

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