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Un po’ di Tricavan
e passa l’influenza

Vabbè, sono arrivato tardi. E dire che il pezzo su Napoli-Juventus ce l’avevo già bello e preparato, era tutto scritto praticamente. Con me nel letto di dolore testaccino, cullato da megera influenza, senza forze, con un mal di testa insopportabile, ma improvvisamente ridestato, alle quattro e mezzo del pomeriggio di domenica, dall’uno-due di Ilaria Puglia: prima un sms, poi una telefonata. Ecco la conversazione: “Scusa, ma se giocava Quagliarella, venivi?” Anche in barella, rispondo. “E allora muoviti”. Che ricorda un po’ la mitica scena di Appartamento al Plaza, con la figlia di Walter Matthau chiusa nel bagno il giorno delle nozze tra la disperazione dei genitori finché non arriva il marito che le dice: “Datti una mossa” e lei apre la porta e come se nulla fosse si avvia all’altare.
Ecco. Il tempo di accendere il pc: il Milan perde, l’Inter pure. Insomma, sto ancora qui? E faccio una delle cose che più amo nella vita: cambiare programma all’ultimo momento e partire (come il Caudino sa bene). Uno sguardo agli orari di Trenitalia, una doccia al volo, un pensiero ad Antonio Patierno che in mattinata mi aveva chiamato raccomandandomi di stare in casa ma in cuor suo sperando che alla fine prevalesse l’animo del napolista. E il napolista va. Manda a quel paese termometri ed Efferalgan, si mette sul motorino e raggiunge Termini. Poi la metro e quindi Campi Flegrei.
Il resto è storia. E’ l’accettazione delle proprie radici. A Napoli la Juventus è la Juventus, sarà sempre così, anche se la dovessimo battere per trent’anni consecutivi. Per me è una dimostrazione di inferiorità (ah, quanta ragione aveva Stefano Satta Flores su Nocera) ma oggi va bene lo stesso. Ci pensavo domenica sera osservando quelle maglie a strisce. Giungendo alla seguente, personalissima, conclusione: odiamo la Juve e gli juventini perché hanno la divisa dei carcerati e noi amiamo la libertà. Gliene abbiamo fatti tre. Era da tempo che non vedevo facce così felici. Diciamo dai tre dello scorso anno. Ventiquattro ore dopo, sono arzillo come se nulla fosse stato. Merito di Ilaria e del suo Mantadan, ma soprattutto del Tricavan, il miglior anti-influenzale possibile. E la provocazione su Lavezzi ve la risparmio. Siamo secondi!
Massimiliano Gallo

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