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La vendetta di Mariano Bogliacino

Non solo Bari e Utrecht, anche il Chievo costringe i tifosi a fischiare. La prima sconfitta certifica i limiti: Napoli labile. Alterno. Indecifrabile. Come se una parte di quel Napoli fosse rimasta a Genova. Contro la Samp aveva l’agilità di uno scooter e la potenza di un trattore. Favorevole anche l’atmosfera: lo sconto concesso da De Laurentiis, la ritrovata intesa con la società per nuova, saggia politica dei prezzi e proprio il risultato euforizzante di domenica hanno riportato oltre quarantamila tifosi allo stadio. C’era tutto per la grande serata. Ma il Napoli se l’è complicata, dopo il fulmineo vantaggio.
Il Chievo ha individuato subito due punti critici. Il primo. Lavezzi, che pure aveva adattato il suo fioco sinistro per servire uno splendido assist per il gol di Cannavaro, non trova la sua posizione felice per tutto il primo tempo. Va destra, ma limita fatalmente le proiezioni di Maggio. E il gioco si sviluppa all’inizio tutto a sinistra, con un poderoso Dossena. Manco a dirlo, Lavezzi si trasferisce con i suoi funambolismi sul versante opposto, senza molto incidere.
Sarà un caso, ma sulla corsia destra del Napoli il Chievo ha momenti di grande effervescenza. Ha un ritmo molto più alto di quello che condannò la Samp, travolta dal furore compatto del Napoli. Il francesino Constant, debuttante neanche ventenne, diventa insidioso. Limita e infastidisce Maggio nella metà campo, e quando converge al centro non trova Gargano pronto a chiudere. Anche il gemello di Gargano, quel Pazienza formidabile contro la Samp, osserva con sufficienza Bogliacino. E’ lui la seconda spina. Dopo 5 anni e 19 gol per il Napoli, Bogliacino sa dove piazzarsi, sa dove la sua vecchia squadra soffre i trequartisti. Gioca infatti tra le linee. Per bloccarlo, dalla difesa deve uscire Cannavaro rischiando interventi concitati. Non è una serata facile per il terzetto difensivo: da Grava si allontana spesso Granoche, mentre Campagnaro conferma il suo valore nella propulsione ma anche i suoi limiti di marcatore puro nel duello con Pellissier. Lo dimostra subito il gol del tardone veronese. Campagnaro segue la palla e mai l’avversario, è il tic classico dei difensori fuori ruolo. Balla al centro dell’area anche nell’azione del secondo gol del Chievo. Non è tutta colpa sua, ma il disagio è evidente. Lo stesso accade quando gioca Aronica. Il partner sinistro di Cannavaro è ancora da cercare. Mazzarri ne sembra finalmente convinto. al punto di mandare il destro Grava a sinistra per contenere Pellissier, anziano ma vincente sullo scatto. Un difensore più veloce c’è, ma Santacroce sembra ricacciato chissà perchè nel buio. Il divieto di assistere agli allenamenti non consente di valutarne le condizioni.
A tratti si nota qualche progresso nella fase offensiva: la squadra cerca di più Cavani, nella ripresa anche Lavezzi e Hamsik infittiscono i contatti con la prima punta. Peccato che Lavezzi si accorga tardi di quanto possa infierire attaccando più spesso al centro invece di divagare: Cesar sbanda e Andreolli è costretto ad un fallo non punito da rigore. Sono lampi, che hanno un costo alto. Sfiorano il 2-2, ma la difesa si scompone: con i goffi retropassaggi a De Sanctiis offre l’1-3. Mostra i suoi squilibri. La discontinuità gravissima per una squadra impegnata in Italia e in Europa. I fischi sono un penoso rituale delle gare interne.
Antonio Corbo (da la Repubblica)

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