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Maurizio Sarri, la serenità dei giusti. E la differenza con Sacchi

Ottima conferenza stampa alla vigilia di Real Madrid-Napoli. Sorridente, disteso. Non una parola fuori posto.

Maurizio Sarri, la serenità dei giusti. E la differenza con Sacchi

Non una parola fuori posto

Maurizio Sarri non poteva tenere conferenza stampa migliore alla vigilia di Real Madrid-Napoli. È parso sereno, disteso, addirittura sorridente con Callejon e Albiol. La serenità dei giusti. La consapevolezza di aver fatto tutto il possibile, sia personalmente sia a livello di squadra. Sicuramente la soddisfazione di essere arrivati a giocare al Santiago Bernabeu ma senza eccessivi timori. Non una parola fuori posto. Ha detto tutto quello che c’era da dire, con i termini giusti. Ha anche lanciato un messaggio chiaro alla squadra: “Giocherà il Napoli più offensivo possibile. Può essere controproducente essere timorosi». Lo aveva detto anche Raul Albiol: «Giochiamo sempre per vincere, non possiamo snaturarci, anche se ovviamente conosciamo il valore degli avversari».

Il talento

Sarri ha affrontato tanti temi. Anche quello del talento, dei fuoriclasse. Ha marcato una differenza tra sé e Arrigo Sacchi. Sacchi non avrebbe mai sottolineato l’importanza del talento, così come ha fatto l’allenatore del Napoli. «La partita la puoi preparare come vuoi, poi però c’è anche il talento. Altrimenti non sarebbe esistito Maradona e nemmeno Platini, altrimenti sarebbe la Playstation e mi sta antipatica la Playstation». E due, dopo la mazzata al Fantacalcio dell’altro giorno.

Maradona

Sarri ha parlato di Maradona, ha detto che gli piacerebbe che Diego parlasse alla squadra. «Sarebbe benzina». Sarri è un teorico del calcio che ama il pallone. E conosce i calciatori. Non è un freddo. Non è uno che vive il calcio solo sulla lavagna. E non potrebbe che essere così. Adesso non vogliamo fare la tirata retorica sui campi polverosi, però è anche così. Sarri è stato coraggioso a dire che Guardiola – il miglior allenatore secondo lui – ha anche fatto dei danni, perché poi tanti club hanno provato ad emulare il Barcellona impedendo ai giovani di crescere gradualmente. Lo ha detto e mentre lo faceva ha ripetuto tre volte “è una generalizzazione”. Sarri sa bene che Zidane è uno di questi, la sua prima panchina di fatto – tranne una breve parentesi nella seconda squadra del Madrid – è stata il Real. E al primo anno ha vinto tutto quel che c’era da vincere. Non male.

Bravo

Un Sarri in palla. Che non ha dimenticato la sue origini: «Domani sera io sarò al Bernabeu e qualcuno avrà il turno in fabbrica». Un Sarri consapevole del proprio percorso e della crescita della sua squadra. La miglior conferenza stampa possibile. La serenità dei giusti. Ci è piaciuto Maurizio Sarri. Molto.

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