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Allegri e la Juventus tornano da Oporto decisamente più adulti

Stabiliscono le regole, le impongono a un senatore come Bonucci, e vincono con due gol della panchina. Allegri si è messo in gioco e ha vinto.

Allegri e la Juventus tornano da Oporto decisamente più adulti

Max day

È il giorno di Massimiliano Allegri. Senza se, senza ma, senza dubbi. La Juventus ha praticamente conquistato l’accesso ai quarti di finale di Champions League, una sorta di “obiettivo minimo” stagionale dopo l’eliminazione agli ottavi dello scorso anno. L’ha fatto vincendo in trasferta, in un modo non molto dissimile da quanto accade in campionato: squadra più debole, battuta alla distanza grazie alla forza di una qualità complessiva nettamente superiore. I maligni che leggono, tifosi di altre squadre come noi (che però non siamo maligni), potranno dire: “un modo non molto dissimile, certo, con un’espulsione!”. Beh, stavolta non ci caschiamo: il rosso ad Alex Telles è l’emblema della stupidità umana applicata al calcio. È il processo di evoluzione del terzino sinistro che si inceppa al Do Dragao. Due cartellini sacrosanti, cui la Juve non poteva né tantomeno voleva opporsi. Giustamente, anche.

Quello che serve

Il due a zero bianconero certifica le due più grandi qualità del tecnico livornese: fortuna e lettura della partita. Sono due concetti pure consequenziali, e nessuno – in questo caso – identifichi la fortuna con un’accezione negativa. Nel caso di Allegri, la fortuna è quella di aver potuto gestire un ottavo di finale contro una squadra meno forte di quella che ha a disposizione, di quella che ha costruito al mercato, e che tra l’altro mette la bottiglia di plastica in mano al Tafazzi di turno (sempre Telles).

La fortuna vera e propria di Allegri era iniziata col sorteggio di dicembre (sarebbe potuta andare tranquillamente al contrario, Porto-Napoli e Real-Juve), ed è finita all’inizio di una partita, quella di ieri sera, gestita benissimo. Anzi, pure prima: caso-Bonucci, decisione clamorosa e senza conseguenze. Il Porto è stato evanescente in attacco. Sono bastati, eccome, Barzagli e Chiellini. Allegri ha vinto la sua sfida alla logica.

Per il resto, poi, è stata tutta lettura della partita. Dei bianconeri in assoluto, in riferimento alla scelta dei momenti per accelerare e alzare i ritmi. Di Allegri, che ha inserito Pjaca e Pjaca ha segnato; che ha fatto la stessa identica cosa con Dani Alves. In qualche modo, l’ex Barça rappresenta(va?) insieme a Benatia (che fine ha fatto?) quella parte di campagna acquisti tanto celebrata ma sostanzialmente “inutile”. Cioè, come dire: Higuain per Morata e Pjanic per Pogba, le migliori sostituzioni possibili per chi c’era già. Poi, gli altri tre acquisti erano stati tutti marginali: lo stesso Pjaca, 400 minuti in campo fino a ieri, Dani Alves criticato e Benatia dimenticato. La Juve rivoluzionata era solo nel racconto dei media, squadra fenomenale era e squadra fenomenale è rimasta.

Forza

Questa squadra è bastata, ad Allegri, per avere 6 punti in più rispetto allo scorso campionato. Non sono gli altri ad aver rallentato, è la Juventus che è andata più forte. Il Napoli dell’anno scorso, con due punti in più (e una Champions in meno), sarebbe comunque a -7. Bravo, bravissimo il tecnico livornese. Che esce rafforzato da Oporto grazie alle sue doti migliori, che sta giocando un campionato a scartamento ridotto eppure è saldamente in testa.

Che si stava preparando per la Champions e ha saputo presentarsi al meglio all’appuntamento con una squadra che aveva buttato la Roma fuori con tre palloni a domicilio. Non erano gli ultimi arrivati, i portoghesi. Sono stati domati con la forza della tranquillità. Senza brillare troppo nel gioco, che tanto non ce n’è bisogno.

Da Oporto a Cardiff

Ecco, è questo il punto. Oporto certifica che la Juventus sembra pronta, a livello di qualità mentali e morali, per poter provare l’assalto alla finale di Cardiff. Lo diciamo senza tanti sotterfugi e senza scaramanzia, anche perché tra una Juve che va fuori dalla Champions e una che sta dentro preferiamo la seconda. Nell’ottica di poter credere all’imponderabile crollo in campionato, o magari a qualche punticino perso per strada.

Certo, sarà fondamentale il sorteggio dei quarti. La fortuna, appunto. Un accoppiamento con la vincente di Siviglia-Leicester o di Dortmund-Benfica potrebbe schiudere le porte della semifinale per manifesta superiorità bianconera. Una superiorità che non è di gioco o di ritmo, non ancora almeno, ma di solidità mentale. Come gran parte delle squadre di Serie A, il Porto ieri sera si è sciolto contro l’imperturbabilità dello slow play bianconero. Con la loro capacità di attesa del momento propizio. Il Porto è stato ridotto alla stregua di un Crotone, battuto con lo stesso risultato e la stessa dinamica: 0-0 all’intervallo, due gol nella ripresa. Bravo Allegri, brava tutta la Juve.

Basterà per arrivare fino alla fine? Potrebbe anche darsi, del resto la Champions richiede tre cose fondamentali per andare avanti: una grande squadra, la capacità di saper leggere i momenti di un doppio confronto e un pizzico di fortuna. Non manca niente di tutto questo, alla Juventus. Dopo ieri sera, lo sappiamo una volta di più.

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