ilNapolista

Nella notte tremila napoletani si accamparono nei Distinti

Nella notte tremila napoletani si accamparono nei Distinti
Sivori e Altafini

Tremila napoletani, privi di biglietti ma muniti di thermos e coperte, dopo avere aperto alcuni cancelli secondari, si sono accampati sabato notte nei «distinti» dello stadio di Fuorigrotta, sicuri di poterla fare franca. Al primo sole è intervenuta la polizia e gli occupanti abusivi sono stati costretti a sloggiare. Stadio pieno, come neanche per Italia-Scozia. La cornice ha superato di gran lunga la bellezza del quadro e la folla, tranne il linciaggio verbale nei confronti di Heriberto Herrera, ha tenuto un contegno esemplare. Lo sciopero dei tram ha fatto mobilitare vetture preistoriche a gomme piene, pur di permettere a ottantamila entusiasti di vivere il solito incontro «che vale un campionato».

Le misure precauzionali sono state imponenti. Sono stati fermati 145 tifosi, tredici bagarini sono stati contravvenzionati, duemila sportivi non hanno avuto modo di entrare. Il ministra Corona, una ventina di deputati, cinquanta inviati italiani, sette francesi e tre di Birmingham dicono a sufficienza quale attesa morbosa rivestisse l’incontro che sul finire, con la Juve all’attacco, ha collocato almeno ventimila persone sul filo dell’infarto. 

Strani cartelli mortuari preparati in precedenza sono stati affissi con tipica tempestività partenopea sulle mura dello stadio dieci minuti dopo il fischio finale dell’arbitro: in essi i tifosi salutavano la fine della Juventus «uccisa da Sivori». 

Negli spogliatoi del Napoli si brinda cin champagne di marca. Tutti euforici, da Bandoni e Juliano, tra i migliori degli azzurri. «Ogni volta che incontro Bercellino – dice Altafini – segno almeno un gol: è il mio portafortuna ufficiale. Volevano darmi la fascia di capitano che Sivori non ha voluto. Ho detto anch’io di no. Giusto che sia toccata a Emoli, ex juventino come Omar. Avevo dichiarato che avrei segnato al 12’: ho sbagliato appena di undici minuti. Cone Bean in piena efficienza, nel primo tempo almeno altri due palloni sarebbero dovuti finire alle spalle di Anzolin. Prima Canè e poi io li abbiamo falliti per un soffio».

Panzanato, dal canto suo, è lapidario: «Finalmente una grande giornata anche per me e contro la Juve per giunta, che è sempre una grande squadra».

Bean, in un angolo, rifiuta beveraggi ed elogi, pensa al suo ginocchio in disordine. Ha chiesto all’allenatore di Passare il mese di riposo a Genova. L’arto è stato ingessato e il giocatore difficilmente potrà essere in campo almeno per quattro domeniche. «Sono sfortunato davvero – dice – Ero di nuovo in piena forma, non ci voleva questo maledetto incidente».

Nello spogliatoio juventino Salvadore non commenta la decisione dell’arbitro che ha negato un calcio di rigore alla Juventus: «Ci sarebbe voluto Gonella. Quello li concede a grappoli».

Il vice-presidente della Juventus, Giordanetti, è molto sereno e distaccato nei suoi giudizi: «Il rigore non l’ho visto. Da parte di Girardo, a parer mio, non c’era alcuna volontarietà. Sul caso Sivori-Juventus non è il caso di fare una tragedia: tutto sarà regolato fra Catella e Fiore a Milano, come tra vecchi amici, senza far drammi».

L’arbitro Sbardella, circondato dall’avvocato Angelini e dai colleghi romani Vitullo e Pieroni, non esprime giudizi: «Non c’era volontarietà sul fallo. Ero a due passi. Nessun juventino ha protestato, il regolamento e la ragione sono dalla mia parte». (dal Corriere della Sera del 7 febbraio 1966)

ilnapolista © riproduzione riservata