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Insigne fermi il suo procuratore, prima che sia tardi

Diciamo la verità, il suo è un cognome Andreotti portato piuttosto male, con goffaggine. Maldestre, per non dire altro, sono state le dichiarazioni di Fabio Andreotti, procuratore di Lorenzo Insigne. In teoria, il buon Andreotti dovrebbe curare gli interessi del giovane calciatore di Frattamaggiore attualmente in lizza per un posto ai Mondiali con l’Italia di Prandelli.

Al termine di una stagione importante per Insigne, durante la quale Lorenzo ha messo in mostra doti di sacrificio e evidenti passi in avanti dal punto di vista tattico, Andreotti non ha trovato di meglio che rilasciare dichiarazioni – evidentemente fuori luogo – a proposito di un presunto malessere di alcuni giocatori del Napoli in relazione all’assetto tattico voluto da Benitez. Andreotti ha nascosto un ipotetico problema Insigne dietro un malumore a suo dire diffuso.

“Non sto aprendo ad una cessione ma se Insigne ha colpito molto pali vuol dire che c’è un annebbiamento sotto porta, è poco lucido perché si sacrifica tanto. Se Hamsik avesse giocato a centrocampo, quanti goal avrebbe fatto Insigne? E quanti ne avrebbe fatti segnare? Insigne si è adattato, ma non è questo il suo ruolo”.

Ecco, Andreotti ci ha fatto tornare in mente un altro procuratore che con le sue continue esternazioni ha finito con l’emarginare sempre più il suo assistito dal Napoli, fino al trasferimento al Sassuolo. I procuratori, non da oggi purtroppo, sono una delle cause dell’imbruttimento del gioco del calcio. Il loro ruolo è sovradimensionato e possono spingere i giocatori a compiere errori determinanti per la loro carriera.

La speranza – per Insigne, soprattutto – è che Lorenzo non si lasci trascinare. Insigne pensi con la sua testa. Stabilisca lui se questo è stato un anno positivo o meno. Se questo è l’andazzo di chi cura i suoi interessi, è bene che intervenga rapidamente e con decisione. Altrimenti finirà col non essere più artefice del proprio destino.

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