Mauro Bressan: «Per Trapattoni l’allenamento doveva essere leggero, aveva l’ossessione che ci infortunassimo»
Alla Gazzetta: «Mi portò a scommettere sui cavalli: li conosceva tutti. E ci raccontò anche la storia di quando non si presentò all’altare il giorno del suo matrimonio. Quando gli chiedemmo come mai lui spiazzò tutti: “A me non andava più di sposarmi”».

La Gazzetta dello Sport ha intervistato Mauro Bressan, ex calciatore della Fiorentina che il 2 novembre 1999, della partita Fiorentina-Barcellona 3-3, segnò il gol in rovesciata più famoso d’Italia. «Sono passati quasi 30 anni, ne ho 54 e la rivedo una volta al giorno».
Batistuta su tutti. Ma era davvero così tirchio come dicono?
«Festeggiò da solo, sotto la curva, il record di miglior marcatore della Fiorentina. L’assist glielo feci io, tra l’altro.Ci aspettavamo una cena o un regalo, ma niente. Ricordo che Cristiano Lucarelli invece, a cui il presidente del Lecce aveva regalato una Ferrari, donò un orologio a tutti compagni per festeggiare il suo traguardo di gol in Serie A. Gabriel non fece nulla di nulla. Umanamente non ho mai avuto un rapporto, era un solitario. Il leader era Rui Costa».
L’allenatore che le ha trasmesso di più?
«Terima alla Fiorentina. Pretendeva hotel a 5 stelle, pasti top e campi perfetti. Del resto, lo chiamano l’Imperatore. Aveva charme e carisma».
E Trapattoni, invece?
«Un altro maestro. L’ho avuto a Cagliari e a Firenze. Si allenava insieme a noi:mai visto. Per lui l’allenamento doveva essere leggero, aveva l’ossessione che ci infortunassimo. Inoltre ogni sera, prima delle partite, passava in rassegna le camere per controllare ci fosse qualche donna».
Di Allegri, incrociato a Cagliari, che ricordo ha?
«Mi portò a scommettere sui cavalli: li conosceva tutti. E ci raccontò anche la storia di quando non si presentò all’altare il giorno del suo matrimonio. Quando gli chiedemmo come mai lui spiazzò tutti: “A me non andava più di sposarmi”».
Rimpianti ne ha?
«Se potessi cancellerei la squalifica di tre anni per Calcioscommesse. Fui ingenuo: avevo il patentino da direttore sportivo, ma pensai che potessi scommettere. Sono stato leggero in alcune amicizie. Uno di quelli che chiamavano “zingari” mi parlava delle partite. Io ero fuori dal giro e sì, scommettevo, ma mai per truccare una gara. Puntavo come farebbe una persona normale, ma io non potevo farlo. Quell’etichetta mi ha chiuso le porte per una carriera da ds: mi sarebbe piaciuto».











