Il Mondiale per club è solo un tentativo dell’Arabia di affermarsi come luogo felice (Süddeutsche)
"Si chiama «sportswashing». Il regno sta cercando di allontanarsi, con la pubblicità «questa terra chiama», dall'essere associato alla violazione dei diritti e alla pena di morte"

A fan of Al-Ahly smiles ahead of the FIFA Club World Cup 2025 Group A football match between Portugal's Porto FC and Egypt's Al-Ahly at the MetLife stadium in East Rutherford, New Jersey on June 23, 2025. (Photo by FRANCK FIFE / AFP)
La Süddeutsche spiega che il nuovo Mondiale per Club è molto più di un torneo di calcio: è una vetrina globale per l’Arabia Saudita, un esercizio di sportswashing (risciacquo dell’immagine attraverso lo sport ndr) in piena regola. Basta accendere Dazn per rendersene conto: tra una partita e l’altra scorrono spot del Ministero del Turismo saudita. Il paradosso è evidente: mentre il calcio si presta a ripulire l’immagine internazionale del regime di Riad, nel giorno dell’inaugurazione del torneo, il 14 giugno, nel regno veniva giustiziato il giornalista Turki al-Jasser. Intanto l’emittente coi suoi giornalisti commenta le partite, ignora le connessioni geopolitiche e si concentra su ciò che “fa spettacolo”. Ma “questa terra chiama” recita lo slogan.
Il Mondiale per club non riguarda il calcio: l’Arabia si sta imponendo come Paese positivo (Süddeutsche)
“Chiunque si sintonizzi sul canale streaming Dazn per guardare le partite del cosiddetto Mondiale per Club in America, verrà a conoscenza dell’idea guida dell’evento fin dalla pausa pubblicitaria. Lì vengono trasmessi spot dell’industria turistica saudita. Il regno sta attualmente cercando di allontanarsi dall’essere associato alla pena di morte e alla persecuzione delle minoranze, per affermarsi invece come meta turistica e luogo felice. Le partite di calcio si adattano perfettamente all’immagine desiderata: si chiama sportswashing.
Mentre lo spot mostra una donna che si contempla nel deserto – forse un riflesso di luce – lo slogan si sposta al centro dell’immagine. “Questa terra chiama”, recita. È questo il tema centrale. Raramente la pubblicità è stata più sincera, con l’Arabia Saudita che grida da ogni trasmissione su Dazn: “Non è un grande evento, questo Mondiale per Club?”. E bisogna ascoltare attentamente per coglierne le sfumature: “Non sarebbe mai successo senza di noi”. […]
Poco prima dell’inizio del Mondiale per Club, la Fifa ha presentato un nuovo sponsor: il fondo sovrano saudita (Pif). È anche il proprietario di maggioranza e finanziatore di una squadra partecipante al Mondiale per Club: la squadra di calcio Al-Hilal, con sede a Riyadh. Troppo complicato? In parole povere: l’arabizzazione saudita dello sport mondiale sta raggiungendo vette completamente nuove in questo Mondiale per Club. C’è chi prende e chi dà. E alla fine, in qualche modo, ognuno ottiene ciò che ha speso. Soprattutto la monarchia assoluta dell’Arabia Saudita, classificata al 162° posto su 180 paesi nell’indice sulla libertà di stampa 2025 di Reporter Senza Frontiere. […]
Sono state giocate abbastanza partite ormai per poter dire: i commentatori di DAZN non perdono tempo in complicati dibattiti sui soldi sauditi, si concentrano sul core business: il calcio. O meglio: cercano di far credere al pubblico che la Coppa multimilionaria riguardi il calcio. […] Ciò che rimane oscuro, tuttavia, è solo un esempio: in Arabia Saudita, il giornalista Turki al-Jasser è stato giustiziato il 14 giugno, giorno di apertura della Coppa del Mondo per Club, così fortemente influenzata dall’Arabia Saudita. “Questa terra chiama”. Forse è giunto il momento di ascoltare ciò che la terra dice quando chiama.”