Linari: «L’Italia considera il calcio non adatto alle signorine eppure non ci buttiamo per contatti inesistenti»

A La Repubblica: «In Europa il pregiudizio con cui combattere non è essere donna ma essere italiana. Non ci vedono come grandi lavoratori».

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La Repubblica intervista Elena Linari, difensore della Roma e della Nazionale di calcio feminile.

«Il calcio femminile è calcio vero, speriamo che con questo Europeo il messaggio passi. I Mondiali in Francia del 2019 hanno acceso la curiosità. È arrivato il momento che il pubblico apprezzi il gioco. Alcuni calciatori mi dicono che oggi è bello vederci, mentre un tempo lamentavano la poca velocità, la scarsa qualità tecnica».

Perché nel calcio si fatica ad avere la stessa attenzione per il movimento femminile che si ha nel volley?

«Facciamo sul serio da poco tempo. La mia generazione è cresciuta correndo su campi di patate, con allenatori che finivano di lavorare in banca alle cinque e mezz’ora dopo improvvisavano qualche esercizio. Per le bambine di oggi per fortuna è diverso».

Sul calcio e le donne:

«Sopravvive una cultura maschilista, la vecchia scemenza secondo cui il calcio non è uno sport da signorine. Eppure noi ragazze raramente ci buttiamo a terra per contatti leggeri o inesistenti. È un fatto di rispetto per avversari, pubblico e arbitri. Per questo amo il rugby».

Ha giocato e vinto anche in Spagna e Francia.

«Lì il pregiudizio con cui combattere non era essere donna ma essere italiana. In giro per l’Europa non ci vedono come grandi lavoratori. Poi conoscendosi le etichette vanno via».

Senza l’Italia maschile in Qatar, tutti gli occhi saranno su di voi.

«Mi spiace. Avrei preferito passare un mese a tifare davanti alla tv con pizza e birra. Ma può essere educativo per il pubblico: non esiste solo il calcio maschile. Ci siamo noi, c’è il tennis, c’è il nuoto. C’è sempre un’Italia da tifare».

Come mai nel calcio maschile l’omosessualità resta tabù?

«Immaginate i cori dei tifosi avversari a un calciatore dichiaratamente gay. Poi c’è la visione distorta
dell’omosessuale come più debole. Pur stimandola come sportiva, non ho apprezzato la frase di Sofia Goggia secondo cui un uomo gay non avrebbe avuto il coraggio di affrontare discese impegnative. È un pensiero sbagliato, tanto più da parte di una donna».

E aggiunge:

«Comunque ci tengo a dire che non tutte le calciatrici sono omosessuali. Anzi, lo sono in proporzione uguale rispetto a ogni altro gruppo di donne. Anche quello è un luogo comune».

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