Giornale: Mancini ironizza sul Covid, ma le persone comuni sono molto diverse dai principi del pallone

Il ct dimentica che ha un ruolo istituzionale, la sua è una scelta non condivisibile. La gente normale non può permettersi sei-sette tampone alla settimana e se ha la febbre non ha qualcuno che vada a testarla a casa

mancini ironizza sul covid

Sul Giornale, il commento di Elia Pagnoni alla vergognosa vignetta negazionista postata ieri su Instagram dal cittì della Nazionale italiana, Roberto Mancini.

Forse dimentica che, sotto certi aspetti, il suo è anche un ruolo istituzionale, non solo tecnico. Se sei l’allenatore della Nazionale rappresenti la più alta espressione del settore tecnico del calcio italiano, che sappiamo quanto conti nell’opinione pubblica in un Paese ammalato di pallone, oltre che di Coronavirus”.

E allora, continua, se gli si può giustificare, perché uomo di calcio, la posizione, pure “criticabile”, secondo cui il diritto allo sport sia equiparabile al diritto allo studio, in questo caso, con la vignetta dell’allarmismo

“il ct non ha fatto una scelta condivisibile”.

Perché, soprattutto, tra le persone comuni e i calciatori, scrive Pagnoni, c’è un abisso.

“Certo che i giocatori anche se contagiati difficilmente finiscono in situazioni critiche. Ma il resto della popolazione non può certo permettersi sei-sette tamponi alla settimana come i principi del pallone. La gente normale per farne uno passa le ore in coda al drive-in e se ha la febbre non trova nemmeno qualcuno che vada a casa a testarli”.

Gli italiani, poi, per la maggior parte, ritengono che il campionato dovrebbe fermarsi.

“Nonostante l’ironia del ct, infatti, la maggior parte degli italiani – il 65% secondo un sondaggio di Emg Acqua per Adnkronos – il campionato sarebbe già da fermare. E una buona metà pensa che i risultati siano falsati dalle troppe assenze per Covid. D’altra parte lo stesso Andrea Agnelli, dopo il caso Juve-Napoli, disse che la cosa più importante era cercare di portare a termine il campionato”.

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