Vince il tifo “moralizzatore”: anche il Tottenham si rimangia la cassa integrazione

Esattamente come il Liverpool, gli Spurs hanno ceduto alle pressioni della piazza, e annunciato che in futuro consulteranno anche i tifosi per decisioni del genere

Mourinho

Dopo il Liverpool, ecco il Tottenham. In Inghilterra il tifo “moralizzatore” decide la politica economica dei club, e così anche gli Spurs si rimangiano il ricorso al congelamento degli stipendi dei dipendenti e il ricorso al sussidio statale. Esattamente come la società quasi-campione della Premier anche la dirigenza del Tottenham cede alle pressioni della piazza, e batte in ritirata ricalcolando il danno di immagine.

Il 31 marzo il club aveva annunciato che 550 dipendenti avrebbero avuto un taglio del 20% degli stipendi nel tentativo di “proteggere i posti di lavoro”. Ora, nel pieno del dibattito che sta erodendo la credibilità del calcio d’Oltremanica, la retromarcia: “prenderanno tutti il 100% della retribuzione per aprile e maggio”, tranne i membri del consiglio, a cui sarà ridotto lo stipendio. Compreso presidente Daniel Levy, che l’anno scorso ha guadagnato 7 milioni di sterline.

Levy ha dichiarato: “Ci rammarichiamo per aver creato preoccupazione in un periodo già ansiogeno e speriamo che il lavoro che i nostri tifosi ci vedranno fare nelle prossime settimane, li renderà orgogliosi del loro club”.

Appena venerdì scorso, il Tottenham Hotspur Supporters Trust (esattamente come gli Spirit of Shankly del Liverpool) aveva esortato il club a “fare la cosa giusta” e invertire la decisione”. E il club ha risposto subito: “Siamo profondamente consapevoli del fatto che molti sostenitori erano contrari alla decisione che abbiamo preso. In futuro consulteremo le parti interessate e il THST, “che condividono il nostro desiderio di proteggere i posti di lavoro”.

In pratica – situazione inimmaginabile in Italia – proprio come nel caso del Liverpool, il club promuove i tifosi a interlocutori anche nelle scelte gestionali.

Ora sono rimasti in tre i club ad aver chiesto la cassa integrazione per i propri dipendenti: Newcastle United, Bournemouth e Norwich City.

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