Così i giornali napoletani illudono i tifosi

Nessuno ha mai detto ad alta voce che il sentimento di Napoli è scarso logorio di casseruole e snervante vento africano. Tutti hanno parlato di scudetto, hanno innalzato umili pedatori e paradigmi del coraggio, della lealtà, della bravura.Gli ultimi lanzichenecchi della pedata sono assurti a fenomeni atletici sotto gli occhi tristi e vivaci dei napoletani. […]

Nessuno ha mai detto ad alta voce che il sentimento di Napoli è scarso logorio di casseruole e snervante vento africano. Tutti hanno parlato di scudetto, hanno innalzato umili pedatori e paradigmi del coraggio, della lealtà, della bravura.Gli ultimi lanzichenecchi della pedata sono assurti a fenomeni atletici sotto gli occhi tristi e vivaci dei napoletani. I giornali hanno puntualmente protratto l’inganno fino alle prime topiche.

Quando l’evasione della domenica trasmodava a Napoli in sedizione, io mi ricordavo della family of men e nonché adirarmi sentivo stringermi la gola. Il momento nazionalista è passato infatti con le ultime delusioni. Il solo re che mi abbia mai interessato era di quadri, quando giocavo a sette e mezzo con i miei compagni di fifa e di pidocchi.

Il Napoli, gloriosamente privo di napoletani, era ai miei occhi il simbolo fallace di una città in cui neppure i circensi sono adeguati al bisogno della gente. Vinceva strabilianti partite fuori casa, lontano dallo scirocco, e ne perdeva di stranissime all’umido e afrodisiaco tepore del suo golfo. Nulla mi sorprendeva, conoscendo Jean Bodin, Botero e un po’ tutti quanti hanno scritto di rapporti fra etnica e ambiente.


Neppure mi sorprendevano le stranissime posizioni critiche assunte dai giornali napoletani, fedelissimi tutti alle regole del gioco. Le partite del Napoli erano raramente comprese sotto l’aspetto tattico-agonistico. E il pubblico giudicava sull’identico metro. Non mi è quasi mai accaduto di notare che il pubblico capisse quanto si stava svolgendo in campo. In altre città mi accadeva e accade, né io posseggo sufficienti elementi di giudizio per spiegarmi il fenomeno. I napoletani sono svegli, di rapidi riflessi psichici: nulla sicuramente gli sfuggirebbe di un banale incontro di calcio, se qualcuno li avesse mai educati a capire. So invece per certo che li si aiuta a fraintendere. Qualcuno gli parla di “bel gioco”, di spettacolo, di scudetto possibile. Poi si trascende, al Vomero, perché il bel gioco manca, lo spettacolo è deteriore, lo scudetto è imprendibile.


La carica passionale dei napoletani nuoce sicurissimamente all’atmosfera sportiva della loro città; ma questa carica, proprio per essere tale, non è spontanea: viene provocata. E ogni anno si ripete la commedia.

Gianni Brera (27 novembre 1961, dalla rubrica L’Arcimatto per il Guerin Sportivo)

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