Ceccon: «Tutti sognano la vita degli altri, io mi sento diverso. Non ho mezze misure» (Repubblica)

«Passo da "o vinco, o muoio", a "non mi importa se è argento o bronzo". Contento per l'argento? Nì. Ma sono soddisfatto. Dopo l'oro olimpico è difficile trovare nuovi stimoli»

Ceccon

Italy's Thomas Ceccon reacts after winning in the final of the men's 50m butterfly swimming event during the World Aquatics Championships in Fukuoka on July 24, 2023. (Photo by MANAN VATSYAYANA / AFP)

Thomas Ceccon ieri, ai Mondiali di nuoto di Singapore, ha vinto la medaglia d’argento nei 100 m dorso, mancando di poco l’oro. La sua intervista rilasciata a Repubblica.

Ceccon: «Dopo l’oro alle Olimpiadi è difficile volere di più e trovare nuovi stimoli»

Nona medaglia mondiale, la terza nei 100.

«Ma non è d’oro».

È ormai obbligatorio per lei?

«No, ma dispiace perché l’Italia ci teneva e forse questa era l’ultima possibilità. Se fossi venuto qui senza aspettative nessuno si sarebbe lamentato, invece ho dichiarato di voler vincere, quindi mi aspetto che tutti diranno: vedi, non ci è riuscito. Non che me ne importi tanto, anche perché la gente non sa cosa c’è dietro. Dopo aver vinto le Olimpiadi è difficile volere di più, continuare ad allenarsi. È successo anche a Nicolò Martinenghi: è ingrassato 11 chili, ha rivoluzionato la sua vita per trovare stimoli nuovi. E alla fine è tornato, anche lui secondo come me. Vincere i Giochi, cambiare tutto e riuscire a essere in forma l’anno dopo, soprattutto se si hanno meno voglia e motivazioni, non è facile».

Lei cosa ha cambiato?

Ceccon: «Praticamente tutto. Sono stato cinque mesi in Australia e da lì mi sono portato dietro molte cose: il riscaldamento di due chilometri con le pinne, la bici per mezz’ora due volte a settimana post allenamento, alcuni esercizi a secco».

La fame le sta tornando?

«Sono ancora tra i migliori e questo non è mai scontato».

Quindi è felice?

«Se uno guarda la gara in sé, dice solo che sono arrivato secondo. Invece io stavo bene, il tempo è ottimo. È solo il podio che fa la differenza ma il mio obiettivo l’ho raggiunto l’anno scorso a Parigi. Non penso che mi cambi la vita un oro o un argento adesso».

Quindi ha dei rimpianti?

«Di questo 100 sono soddisfatto, il lavoro ha pagato. E anche la medaglia è la mia preferita qui, prima dell’argento in staffetta dove ho fatto la mia seconda miglior frazione a stile e del bronzo nel mio migliore 50 delfino. Poi, se mi chiede se sono contento, rispondo nì. Non ho mezze misure: passo dal dire o vinco o muoio, a pensare che non me ne importa se arrivo secondo o terzo».

L’equilibrio non le appartiene…

Ceccon: «Alcuni colleghi australiani lunedì mi dicevano take it easy, ma come faccio a rilassarmi se ho una semifinale e una finale in venti minuti?».

Essere un polivalente del nuoto è una condanna?

«Tutti sognano la vita degli altri, anch’io di fare una sola gara, vincerla e basta. Se facessi la staffetta il primo giorno, i 100 e poi la staffetta all’ultimo, non sarei io. Anche se è pesante, ho voluto fare il polivalente, è un privilegio, sono fortunato. Mi sento diverso dagli altri».

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