L’intervista del Paìs: “Nessuno capisce il gioco meglio di Guardiola dal punto di vista socio-affettivo. Il giocatore fa il gioco, non è la tattica che fa il giocatore”

Paco Seirulo è uno scienziato rinomato nel mondo dello sport, e si definisce il migliore degli umanisti. El Paìs lo racconta come “fonte inesauribile di conoscenza fin dalla sua carriera come atleta e preparatore fisico” di allenatori come Valero Ribera, Johan Cruyff e Pep Guardiola. Al Camp Nou è conosciuto come il “druido” perché possiede le chiavi del successo del Barça. È uno dei pochi che non commenta il Barça di Flick. Non sarebbe oggettivo.
“Il calciatore che è alla Masia da più di tre anni mostra qualcosa di speciale nel suo gioco e nel suo modo di relazionarsi. Tutti i ragazzi che sono usciti adesso e si sono distinti in prima squadra, ragazzi che ho conosciuto da bambino quando sono arrivati al club, hanno fatto parte del calcio di base e hanno partecipato ad una metodologia che consiste nel credere nel giocatore più che nel gioco. Il giocatore fa il gioco e non la tattica fa il giocatore. Cruyff diceva sempre che la palla deve circolare in modo pulito, non bisogna colpirla troppo forte perché fa male. Bisogna dargli il tocco giusto perché fluisca e abbia la sua personalità, non usarlo come una pietra”
“Cruyff e Guardiola, che è la continuità di Cruyff, propongono cose che non ho visto negli altri – non importa quanto bravi siano gli allenatori – basandosi sul rapporto e sulla comunicazione dei giocatori con la palla. Si nota la grande intesa che si instaura tra i giocatori, un’interazione anche segreta o nascosta e che si manifesta nelle azioni finali. Parliamo di energie continue che circolano attraverso il pallone e che si percepiscono quando sta per succedere qualcosa, per segnare un gol; è una sorta di sensazione, di vibrazione”.
“Nessuno capisce il gioco meglio di Guardiola dal punto di vista socio-affettivo”.
Seirullo dice “il calcio è uno dei pochi sport di squadra in cui l’allenatore può accogliere la creatività del giocatore e rispettarne la natura; in altri, si gioca più controllo e l’impronta del tecnico è vista attraverso il sistema. Il calciatore ha più libertà perché si tratta di compensare la carenza di gioco con il piede; ed è proprio questa carenza che fa sì che in ogni passaggio si trasmetta l’impronta personale”.
Ovviamente si sente distante dal calcio moderno: “La velocità ha un limite. Ora cerchiamo di raggiungere l’obiettivo il prima possibile e proviamo a recuperare palla il prima possibile, un piano che distorce la comunicazione, la creatività e l’indipendenza del giocatore. Anche le parole che vengono usate – come forzatura – si riferiscono a forza e velocità e non ad aiutare il calciatore a conoscere il gioco”.