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L’Udinese scarica Cannavaro: «Mi ero messo a disposizione della società in modo incondizionato»

L’allenatore lo ha comunicato su Instagram: «Il presidente Pozzo mi ha comunicato oggi la decisione di non continuare il nostro rapporto professionale»

L’Udinese scarica Cannavaro: «Mi ero messo a disposizione della società in modo incondizionato»
Ar Udine 25/04/2024 - campionato di calcio serie A / Udinese-Roma / foto Andrea Rigano/Image Sport nella foto: Fabio Cannavaro

L’Udinese scarica Cannavaro. Non sarà più l’allenatore dei friulani su decisione del presidente Pozzo. Cannavaro lo ha comunicato con un post su Instagram, precisando che da parte sua ci sarebbe stata tutta la disponibilità per continuare.

«Da parte mia ci sarebbe stato il desiderio di continuare»

Il Presidente Pozzo mi ha comunicato oggi la decisione della società di non continuare il nostro rapporto professionale. Lo ringrazio per l’opportunità che mi è stata concessa, e mi dispiace non poter continuare questo breve ma intenso viaggio che nell’ultimo mese e mezzo di campionato ci ha portato a compiere una grande ed emozionante impresa. Tengo a precisare che da parte mia ci sarebbe stato il desiderio di continuare questa avventura in Friuli, una terra che mi è entrata nel cuore così come la sua gente, e per questo e mi ero messo a disposizione della società in modo incondizionato. Auguro alla società, ai giocatori ed agli splendidi tifosi dell’Udinese i migliori successi“.

I cugini Cannavaro: «Siamo fieri di portare questo cognome, ma hai poche possibilità di sbagliare»

I figli di Fabio e Paolo Cannavaro, Andrea e Manuel, sanno che sarà difficile mantenere il “peso” del loro cognome (soprattutto per Andrea). Ne hanno parlato in un’intervista a Sportweek.

In cosa credete di assomigliare ai vostri papà?

A: «Detto che mio padre è inarrivabile, nel salto e l’esplosività».

M: «Nella determinazione».

Cosa significa portare un cognome pesante come il vostro?

A: «Senso di rappresentazione e fierezza. So benissimo che non potrò mai essere considerato una persona “normale”. Questo però mi dà forza e mi stimola a dare il massimo, a essere la versione migliore di me stesso».

M: «Vuol dire essere sempre etichettato. E come calciatore hai poche possibilità di sbagliare. Detto ciò, è solo il campo a parlare, puoi chiamarti come vuoi, ma se alla fine non dimostri nulla è inutile. Non ho scelto il mio cognome, ma lo porterò con grande onore».

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