ilNapolista

I cugini Cannavaro: «Siamo fieri di portare questo cognome, ma hai poche possibilità di sbagliare»

A Sportweek Andrea, figlio di Fabio: «Mio padre mi ha detto che fisico e tecnica arrivano dopo, bisogna prima essere forti mentalmente. Sogno di giocare nel Napoli».

I cugini Cannavaro: «Siamo fieri di portare questo cognome, ma hai poche possibilità di sbagliare»
Ci Napoli 07/09/2022 - Champions League / Napoli-Liverpool / foto Carmelo Imbesi/Image Sport nella foto: Fabio Cannavaro

I figli di Fabio e Paolo Cannavaro, Andrea e Manuel, sanno che sarà difficile mantenere il “peso” del loro cognome (soprattutto per Andrea). Ne hanno parlato in un’intervista a Sportweek.

L’intervista ai cugini Cannavaro

In cosa credete di assomigliare ai vostri papà?

A: «Detto che mio padre è inarrivabile, nel salto e l’esplosività».

M: «Nella determinazione».

Cosa significa portare un cognome pesante come il vostro?

A: «Senso di rappresentazione e fierezza. So benissimo che non potrò mai essere considerato una persona “normale”. Questo però mi dà forza e mi stimola a dare il massimo, a essere la versione migliore di me stesso».

M: «Vuol dire essere sempre etichettato. E come calciatore hai poche possibilità di sbagliare. Detto ciò, è solo il campo a parlare, puoi chiamarti come vuoi, ma se alla fine non dimostri nulla è inutile. Non ho scelto il mio cognome, ma lo porterò con grande onore».

Che rapporto avete con i vostri padri?

A: «Anche se non parliamo tantissimo, è presente e mi aiuta molto. Il suo più bel consiglio: metterci la testa, bisogna essere forti a livello mentale. Fisico e tecnica arrivano dopo».

M: «Mi dice di divertirmi e fare tutto con spensieratezza, ma allo stesso tempo capire bene dove voglio arrivare, senza ascoltare nessuno».

Il vostro idolo?

A: «Sergio Ramos e mio padre».

M: «Modric e Lobotka».

Cosa rappresenta per voi Napoli?

A: «Casa e famiglia. All’estero ho vissuto grandi esperienze di vita, ma Napoli resta casa. La squadra la seguo fin da piccolo, l’anno scorso giocavo alla Lazio e andavo a vedere le partite del Napoli all’Olimpico».

M: «Essere napoletano è un onore. Le mie origini non devono essere una vergogna, ma un vanto. Il giorno dello scudetto ero al Maradona con la mia famiglia, è stato divertente perché mio padre, nonostante incappucciato, fu riconosciuto e fermato da molti».

Sogno nel cassetto?

A: «Giocare in Serie A, preferibilmente col Napoli».

M: «Vincere e alzare un trofeo importante con il Napoli».

ilnapolista © riproduzione riservata