A “Repubblica”: «Ho proposto a mio padre di smettere di lavorare. Eravamo in macchina. Lui alla guida. Gli ho detto: se vuoi ti mantengo io. Stava per farmi scendere in autostrada»
Frattesi, protagonista dell’amichevole contro la Bosnia con un gol, ha raccontato a “Repubblica” le sue passioni e le emozioni in vista dell’inizio degli Europei.
Videogiochi, escape room, pesca sub. Altre passioni?
«I Lego. Ci gioco ancora adesso. Mi hanno regalato una maxi astronave grande di Star Wars da oltre 10 mila pezzi. Non la finirò mai. Una cosa che faccio poco invece è guardare il calcio in tv».
Frattesi, prime sensazioni di questa Nazionale?
«Ci stiamo conoscendo e stiamo bene insieme. È stata una bella idea attrezzare la sala comune con ping pong e biliardo».
Lei come se la cava?
«Con la racchetta bene, me la gioco con Fagioli. La stecca invece nemmeno so come si maneggia».
Se l’Italia è all’Europeo è anche grazie alla sua doppietta nelle qualificazioni contro l’Ucraina. Che emozioni ha provato?
«Una gioia da impazzire. Sono legato al mio Paese, ci tenevo. Pochi giorni dopo è arrivato il derby col Milan in cui ho segnato il primo gol in nerazzurro. Ero in estasi. Una settimana da dio, per citare uno dei miei film preferiti. Per il resto mi piacciono quelli di dinosauri, mostri, supereroi».
A Coverciano qualcuno le ricorda i personaggi Marvel?
«Donnarumma è Spiderman. Bellanova, velocissimo, Flash».
Chi è il suo compagno di stanza nel ritiro azzurro?
«Scamacca, da cent’anni. Abbiamo fatto i conti, dalle giovanili abbiamo passato almeno 700 giorni in camera insieme. È un compagno perfetto: si addormenta subito, russa raramente e se lo fa la smette alla prima cuscinata».
Frattesi: «Ero e sono super competitivo. Ho imparato dalle relazioni con amici e donne che voler vincere non aiuta»
A Formello la ricordano come un leader, già da piccolo.
«Ero e sono ancora super competitivo. Spronavo i compagni a esserlo a loro volta. Ho imparato che invece nelle relazioni con gli amici e con le donne volere vincere non aiuta, anzi. L’importante è capirsi, non avere ragione. Non è stato facile arrivare a questa consapevolezza».
È vero che ha proposto a suo padre di smettere di lavorare?
«Eravamo in macchina, di ritorno da Verona. Lui alla guida. L’ho fissato per venti secondi, poi gli ho detto: se vuoi ti mantengo io. Stava per farmi scendere in autostrada. Ama il suo lavoro. È direttore per il centro sud di un’azienda di illuminazione pubblica. Gira sempre, come me».