A La Stampa: «Jacobs è criticato da chi non è troppo competente. Non sanno che devi rivedere l’assetto anche se ti tolgono un dente»

Il presidente del Coni, Giovanni Malagò, ha rilasciato una lunga intervista a La Stampa in cui ha toccato diversi temi. Ha parlato dei Giochi Olimpici ovviamente, di Sinner, di Jacobs e della possibilità di un suo terzo mandato
Malagò su Sinner
Ha mai visto un atleta come Sinner? «Sinceramente no. La cosa che più apprezzo è il comportamento e lo stile. Jannik portabandiera? Mi hanno tirato per la giacchetta, ma la cosa più credibile l’ha detta lui, più giusto che la portino gli altri. Sarei il primo a pensare a lui per la cerimonia di chiusura, significherebbe, come Jacobs a Tokyo, aver vinto l’oro».
Conquistare due volte Parigi, Roland Garros e Giochi, è il suo obbiettivo. Ha sentito? «Per il mondo che rappresento è meraviglioso sentirglielo dire. Meraviglioso malgrado il presidente della sua federazione Binaghi continui a derubricare i Giochi. Una delle frasi più comiche mai sentite, un’offesa per il mondo dello sport».
Da Sinner a Jacobs
Da Sinner a Jacobs: perché Marcell invece non ha conquistato gli italiani? «Non ne sono convinto. Conosco benissimo Jacobs, è una persona di grandi qualità e non solo in pista. Ma gli italiani sono altalenanti nei loro giudizi e nelle loro emozioni. Non sanno aspettare. Per qualcuno, non troppo competente però, dovrebbe fare lo sfracello in ogni gara dopo quello che ha vinto, ma non funziona così nello sport e soprattutto nei 100 metri».
C’è chi lo definisce un malato immaginario. «Appunto, quelli che non conoscono l’atletica. Quando vinci o perdi una medaglia per un millesimo di secondo, se ti tolgono anche solo un dente devi rivedere l’assetto in gara. Per dire dei dettagli».
Sulla sua rielezione
Strada chiusa per il terzo mandato di Malagò? «Io sono sereno, ma è curioso che venga consentita alle federazioni questa opportunità e non a chi le rappresenta. A pochi mesi dalla mia scadenza abbiamo le Olimpiadi invernali in casa e sono sette anni che ci metto cuore e testa». Le rifaccio la domanda: partita chiusa? «Non deve farla a me. Qualcuno, però, sta ragionando sul fatto che la norma sia quanto meno insolita».