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Henry: «Il vero campione è costante, sa soffrire, ha il Voltaren come migliore amico»

A Le Parisien: “Prima pensavo che il leader fosse un killer, oggi dico che il vero leader è quello che mostra le sue vulnerabilità”

Henry: «Il vero campione è costante, sa soffrire, ha il Voltaren come migliore amico»
Former French football player and newly appointed France U21 head coach Thierry Henry sings the national anthem prior to the U21 friendly football match between France and Denmark at the Marcel-Picot stadium in Tomblaine, near Nancy, eastern France, on September 7, 2023. (Photo by Jean-Christophe VERHAEGEN / AFP)

La grandezza di un giocatore significa essere costante nel rendimento, nel tempo. Per raggiungere questo obiettivo, ogni atleta deve superare molte cose, compreso il dolore. È qualcosa che non vedi, perché di solito lo nascondiamo. Ad un certo punto, Voltaren e pillole varie diventano i tuoi migliori amici. Se non ti piace soffrire fisicamente, mentalmente, diventa molto più difficile. Ti alzi la mattina e non sai come camminerai. I rimpianti, il dolore, devi imparare a conviverci ad un certo punto“. Al di là delle paillettes, Thierry Henry risponde così a una delle decine di domande dei lettori di Le Pariesien. Il collage delle risposte è un ritratto molto spontaneo del grande campione francese, ora chiamato ad allenare la selezione Under 23 francese che ancora spera di portare alle Olimpiadi Mbappé come fuoriquota.

Henry dice che il giocatore cui deve tutto è Dennis Bergkamp, non i “pazzi”: “Quelli che io chiamo pazzi sono i mostri: Messi, Zizou, Ronaldinho… Questi sono ragazzi che potevano fare qualsiasi cosa nel vero senso della parola! Ma se torniamo alla terra, penso a Dennis Bergkamp. Ha sempre fatto quello che il gioco gli chiedeva. Mi ha fatto capire cosa significasse essere un professionista. Ho provato a copiare tutto da lui. Sul campo, senza parlarmi, mi ha educato”.

Dice che il passaggio da giocatore ad allenatore è quello della maturità: “Chi chiede a un allenatore se sta facendo bene? Non ho mai chiesto ad Arsène Wenger come stava. Quando ero un giocatore, non mi importava. Non c’è mai una via di mezzo per l’allenatore, o tutto va bene o tutto è catastrofico. Non è facile mettere sempre da parte il proprio orgoglio e accettare critiche aperte”.

Capitolo Mbappé: le Olimpiadi non sono una tappa Fifa, e i club possono negare i giocatori. Il Real Madrid ha già chiarito che non manderà nessuno dei suoi. “Noi ci proviamo, andiamo a parlarci, a chiedere per favore… Ma se la società mantiene la sua posizione, è dura. L’unica cosa di cui sono certo oggi è che c’è molta incertezza. I club stranieri mi diranno che il nostro Paese gli piace, che è bello, ma se il giocatore si infortuna cosa fanno? Non ne ho ancora parlato con Kylian. Ma cosa vuoi che dica io e Kylian? Avrai problemi con il tuo datore di lavoro? Attenzione, qui stiamo speculando senza sapere se questa sarà la sua destinazione. L’unica cosa che sappiamo di Kylian è che se ne andrà. Non importa dove va. Ma se va al Real, sappiamo che non lasceranno partire i loro giocatori. Ma se così fosse, continuerei a chiederlo. Non mi fermerei qui. Parliamo di Kylian, ma lì ci sono anche Camavinga, Tchouaméni e Mendy. Ci proverò fino alla fine, perché voglio la squadra migliore. Ma si torna allo stesso dibattito: cosa fare oltre a essere educati, chiedere, chiedere ancora e ancora? È come quando, a Natale, chiedi dieci volte lo stesso regalo ai tuoi genitori, senza successo, e chiedi ancora un’undicesima volta… Devi chiedere. Chi si ferma al primo rifiuto?”.

Cos’è un leader per Henry? Prima, se qualcuno mi avesse chiesto cosa fosse un leader, avrei detto che era un killer, uno che ti fa vincere… Oggi dico che mostrare vulnerabilità ed empatia è la cosa più importante. Se mostri alla tua squadra che puoi essere vulnerabile, i ragazzi ti seguiranno fino alla morte. Se ti vedono come un ragazzo che non ha mai problemi, il messaggio non arriva altrettanto bene. Ma nel calcio è un tabù perché spesso si dice: alzati, stai zitto e gioca.Non è facile uscire da questa trappola e mostrare vulnerabilità”.

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