Il figlio di Maradona si racconta al Corriere della Sera: «Sapevo che era mio padre e mi chiedevo: ma perché non posso vederlo? Ma non c’erano risposte».

Diego Armando jr, il figlio del campione di calcio Diego Maradona, che ancora oggi, dopo la sua morte, infiamma gli animi a Napoli, ha raccontato al Corriere della Sera la sua storia di figlio dimenticato o meglio non riconosciuto per tanti anni.
«Mi sono sentito abbandonato, rifiutato. Anche quando mi mancava tutto ciò che facevano gli altri bambini. Quando vedevo i miei amici con i loro papà, le recite, i lavoretti e io ero sempre e solo con mamma e nonno».
Lui sapeva di chi era figlio «La cosa migliore che potesse fare mia madre fu dirmi da subito che ero il figlio di Maradona». Ma non poteva vedere suo padre e non poteva avere il suo cognome «Mi chiedevo: ma perché non posso vederlo? Ma non c’erano risposte».
Poi l’incontro con Maradona, era il 2003, aveva 17 anni e si intrufolò in una recinzione per incontrarlo durante una partita di golf. «Mi disse: “Io so che sei mio figlio ma per tutti non puoi esserlo adesso”. Io ero un figlio che non poteva essere riconosciuto. Lui desiderava essere mio padre ma era costretto a dirmi di no da un sistema che si era creato attorno. A suo modo fu molto affettuoso».
Poi a 29 anni il riconoscimento e l’incontro pacificatore a cena in Argentina «Mi ha subito detto: “Io mi sono comportato male, non sono stato un buon padre e per questo mi devi perdonare. Ma adesso contano il presente e il futuro. Sono felice che finalmente ti ho ritrovato. Costruiamo qualcosa assieme”».
Diego jr racconta come era Maradona nella vita «Vedi come stiamo ora sul divano a chiacchierare? Papà era così. Un uomo normalissimo a cui piacevano cose normalissime. Bevevamo il mate, fumavamo un sigaro e parlavamo per ore. Di calcio e della vita. Ballavamo»