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Con Acerbi la giustizia sportiva è stata insolitamente garantista, con la Juventus decisamente meno (Il Foglio)

La sentenza di lunedì rappresenta un precedente, è più da giustizia ordinaria. Rappresenta una svolta o un unicum nella giustizia sportiva?

Con Acerbi la giustizia sportiva è stata insolitamente garantista, con la Juventus decisamente meno (Il Foglio)
Juventus' President Andrea Agnelli attends the Italian Serie A football match between Torino and Juventus on October 15, 2022 at the Olympic stadium in Turin. (Photo by Marco BERTORELLO / AFP)

Con Acerbi la giustizia sportiva è stata garantista, con la Juventus decisamente meno. Lo scrive il quotidiano il Foglio diretto da Claudio Cerasa.

Ecco cosa scrive il Foglio con Ruggiero Montenegro

Questa volta la Federcalcio si è scoperta garantista e ha scelto, non senza polemiche, la strada del diritto ordinario. Una novità. D’altra parte il caso che riguarda Francesco Acerbi e Juan Jesus è di quelli da prendere con le pinze: l’accusa di razzismo è tra le più infamanti nel mondo dello sport. Forse per questo la giustizia sportiva ha deciso di abdicare al suo consueto slancio giustizialista, evitando al difensore dell’inter una condanna che avrebbe probabilmente messo fine alla sua carriera.

Non si nega che il fatto possa essere accaduto ma è impossibile provarlo, secondo il ragionamento tipico della giustizia ordinaria in base al quale non si emettono condanne “al di fuori di ogni ragionevole dubbio”.

E’ andata così nonostante le norme sportive, come si legge sul sito della Figc, spieghino che “il fatto contestato può essere ritenuto provato anche se il quadro probatorio sia formato dalle sole dichiarazioni della persona offesa, purché sia sottoposta a vaglio positivo circa la sua attendibilità e senza la necessità della presenza di riscontri esterni”. Sembrerebbe proprio il caso di Juan Jesus, anche perché lo stesso Acerbi si è scusato in campo dopo l’episodio.

Invece la giustizia sportiva sportiva ha imboccato un altro sentiero, quello delle garanzie, che altre volte, per esempio nel recente caso della Juventus e del frettoloso processo plusvalenze, non sono state del tutto rispettate. Così, per questa serie di ragioni, la sentenza di lunedì assume una certa rilevanza e riporta all’attualità il tema di una più ampia riforma dei meccanismi della giustizia sportiva, sempre evocata da ministri e dirigenti e mai davvero perseguita. Il caso Acerbi-Juan Jesus e l’approccio garantista utilizzato in questa occasione creano un precedente importante e indicano una via. Nella speranza che i princìpi utilizzati oggi non restino un unicum. La giustizia sportiva, insomma, decida che giustizia vuole essere. Ne va della credibilità, già messa a dura prova, di un sistema intero.

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