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Bruno Giordano: «Il calcioscommesse mi fece perdere il Mondiale, ritrovarsi in carcere fu terribile»

A “La Stampa”: «Ero innocente, non mi stancherò mai di ripeterlo. Sono ricordato per aver giocato con Maradona»

Bruno Giordano: «Il calcioscommesse mi fece perdere il Mondiale, ritrovarsi in carcere fu terribile»
Napoli 05/07/2017 - cittadinanza onoraria a Diego Armando Maradona / foto Insidefoto/Image Sport nella foto: Diego Armando Maradona-Bruno Giordano

Bruno Giordano, ex calciatore di Lazio e Napoli, ha rilasciato un’intervista a La Stampa, dove ha ripercorso la sua carriera.

A 13 anni entrò nella Lazio.
«Parlò di me Toto Forti, uno dei ragazzi con cui giocavo a Trastevere: Flamini, il Flacco, venne a vedermi nell’Orion, la
squadra messa su da Don Francesco, un prete che ha strappato tanti ragazzi alla strada. Fu lui a procurarmi le scarpette per il provino, più grandi di due numeri: e chi le aveva mai avute? Per il cartellino gli diedero uno stock di maglie, una sacca di palloni e 100 mila lire: ne girò 25 alla mia famiglia».

Il debutto.
«A Marassi con la Samp, segnai su assist di Chinaglia e capii di poter stare a certi livelli, a patto di lavorare con umiltà
e costanza. Ricordo la festa dei miei amici la sera a Trastevere, la gioia sul viso di mamma Tina. In panchina c’era Corsini, Maestrelli non stava già bene, ma la scelta di lanciarmi fu sua. Grande allenatore. Ci tengo a dirlo perché il ricordo popolare, incentrato sulle grandi qualità umane, rischia di oscurare quelle professionali. La Lazio giocava un calcio straordinario, assomigliava all’Olanda di Cruyff. Sono felice d’avergli regalato un sorriso quando ci guidò per l’ultima volta: perdevamo 2-0 a Como, finì 2-2 e un mio gol avviò la rimonta».

Bruno Giordano: «Il sogno di vincere il mondiale spezzato dal calcioscommesse»

Ereditò il 9 di Chinaglia, conquistò la Nazionale, nel ’79 fu capocannoniere.
«Un sogno spezzato dal Calcioscommesse. Ero innocente e non mi stancherò mai di urlarlo, ritrovarsi in carcere fu terribile. La rabbia è la stessa di allora e sarà così finché morirò: mi hanno rubato Spagna ’82, avrei potuto diventare campione del mondo. La giustizia ordinaria mi ha assolto per non aver commesso il fatto, quella sportiva ha fatto e disfatto come ha voluto».

Il periodo a Napoli. Nacque la Ma.gi.ca: Maradona, Giordano, Careca (o Carnevale).
«Avrei potuto essere ricordato come campione del mondo, mi ricordano per aver giocato con Diego. L’avevo conosciuto nel ’79 in un’amichevole Italia-Argentina, quando mi ruppi la gamba aveva mandato un telegramma da Barcellona».

L’ha definita il più sudamericano degli italiani…
«Un onore. Era il Dio del calcio».

Insieme avete portato a Napoli il primo storico scudetto.
«Gioia pura, ma una parte di me era triste: coincise con la festa della mamma e la mia non c’era più, portata via da un incidente d’auto pochi mesi prima nel giorno del mio compleanno. Volevo dedicarle qualcosa di incredibile e quel titolo lo era: durante il giro di campo, abbracciato a Carmando, il massaggiatore, guardavo il cielo».

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