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L’ipocrisia rancida di Henderson, mai un calciatore si era umiliato così per soldi (Telegraph)

“Ora vuole tornare a casa, la sua esperienza sia di lezione per i prossimi tentati di scegliere tra denaro e rispetto di sé”

L’ipocrisia rancida di Henderson, mai un calciatore si era umiliato così per soldi (Telegraph)
Liverpool's English midfielder Jordan Henderson wears a rainbow captains armband during the English Premier League football match between Liverpool and Wolverhampton Wanderers at Anfield in Liverpool, north west England on December 6, 2020. (Photo by PETER POWELL / POOL / AFP) / RESTRICTED TO EDITORIAL USE. No use with unauthorized audio, video, data, fixture lists, club/league logos or 'live' services. Online in-match use limited to 120 images. An additional 40 images may be used in extra time. No video emulation. Social media in-match use limited to 120 images. An additional 40 images may be used in extra time. No use in betting publications, games or single club/league/player publications. /

“Non c’è un violino abbastanza piccolo per suonare i lamenti di Henderson”. E il Telegraph non potrebbe andarci più pesante di così: “in soli sei mesi ha prodotto un intero manuale su come distruggere una reputazione da zero. Raramente un giocatore un tempo ammirato si è umiliato così miseramente nella ricerca apparente dell’arricchimento personale. Che ne è di questo autoproclamato alleato Lgbt che si ritira verso un regime in cui la sua fascia arcobaleno doveva essere resa in scala di grigi? O del sostenitore dell’Inghilterra che si entusiasma per la candidatura dei sauditi alla Coppa del Mondo 2034? Questi sono i tipi di cicatrici reputazionali che il denaro non può guarire”.

Oliver Brown questo pezzo contro il campione (“di ipocrisia”) inglese ce l’aveva in canna da un po’. Aspettava solo che l’ex capitano del Liverpool si pentisse d’aver accettato i soldi arabi dell’Al-Ettifaq. Ora “si rende conto che non è tutto oro ciò che luccica. Uno stipendio settimanale di almeno 350.000 sterline perde valore quando si gioca per l’Al-Ettifaq con un pubblico talmente scarso da mettere in imbarazzo un club della League One. E anche la promessa di ricchezza generazionale svanisce una volta che i rituali ascetici quotidiani a Dammam, in Arabia Saudita, costringono la tua famiglia a vivere oltre il confine in Bahrein”.

Brown picchia: “Si dice anche che l’ex capitano del Liverpool sia scontento del caldo, il che suggerisce che non abbia ancora finito di leggere la brochure”. Tutto così.

“Il danno per Henderson è autoinflitto – spiega l’editorialista – Per mesi lo avevano avvertito che accettare l’assegno dell’Al-Ettifaq non solo sarebbe stato un biglietto di sola andata per l’oblio professionale, ma avrebbe invalidato tutte le credenziali di attivista per le quali aveva lavorato così duramente.

Il Telegraph accusa Henderson “ipocrisia rancida”. Ora “brama un ritorno a casa, avendo appena intaccato la Saudi Pro League né con il suo calcio né con i suoi presunti valori. In un certo senso, questo sudicio capitolo mette in guardia chiunque sia tentato di seguire lo stesso percorso di scegliere tra denaro e rispetto di sé. Potrebbe anche segnare uno spartiacque nella tendenza dei giocatori del passato a inseguire un’ultima taglia sotto il sole del deserto. L’esperienza di Henderson mette a nudo la realtà al di là di quegli assegni lacrimosi: la noia, la mancanza di realizzazione, l’infinito disprezzo“.

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