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I giocatori sconfitti la smettano di scusarsi coi tifosi, la tiritera dello scarso impegno è ridicola (Telegraph)

“Ormai lo sanno anche i tifosi che quando una squadra va in crisi spesso il problema è la società e non i giocatori…”

I giocatori sconfitti la smettano di scusarsi coi tifosi, la tiritera dello scarso impegno è ridicola (Telegraph)
Napoliís players react on the pitch at the end of the Italian Serie A football match Torino vs Napoli at the ìStadio Grande Torinoî in Turin on January 7, 2024. Torino won 3-0 over Napoli. (Photo by MARCO BERTORELLO / AFP)

E’ un bel po’ che “il calcio e i tifosi hanno perso l’innocenza, siamo tutti diventati più istruiti sulla realtà di questo sport. C’è un crescente riconoscimento delle cose che portano i club fuori rotta e raramente sono i giocatori che non si impegnano abbastanza“. Per cui Thom Gibbs sul Telegraph fa quasi un appello: basta andare a scusarsi sotto le curve dopo una sconfitta, la tiritera dell’ «andate a lavorare» è ridicola, ormai.

“Molto spesso – scrive l’editoriale del Telegraph – un club in crisi è dovuto a fallimenti sistemici, mancanza di coesione e, occasionalmente, perché il tuo allenatore era un membro della Gold generation  (sì, anche in Inghilterra c’è il fenomeno degli ex campioni che da allenatori non sono un granché, ndr). Di conseguenza la furia è diretta alla leadership che ha permesso che le cose andassero così male”.

E’ un discorso che Gibbs fa riferendosi all’ultimo Chelsea, ma chi vuole leggerci qualcosa in chiave Napoli è libero di farlo…

“Più spesso – continua – l’allenatore è l’obiettivo. Questo è il potere dei giocatori, una campagna di pubbliche relazioni decennale suggerisce che anche il centrocampista meno performante è colpa di un allenatore che non lo fa realizzare. Cambiare allenatore è una mossa pulita, più facile che sradicare una squadra, e soddisfa l’impaziente desiderio di sangue”.

E allora Gibbs rivolta il concetto: perché i tifosi non se la prendono un po’ anche con se stessi? “C’è questa tendenza a sostenere ostinatamente la propria squadra, soprattutto in trasferta, il che vieta l’ammutinamento. Per quanto le cose vadano male, c’è una qualità quasi machista nel cantare in modo solidale per dimostrare lealtà, dedizione, per dimostrare che i tifosi sono “buoni tifosi”. Naturalmente, se poi per la rabbia adesso ti rivolgi a Internet, dove le critiche arrivano più facilmente e con molto più vetriolo”.

“I tifosi potrebbero iniziare a rimproverarsi per aver seguito la propria squadra e giurare di non andare mai più a Middlesbrough in una serata infrasettimanale. Ecco l’accessorio indispensabile per i tifosi della prossima stagione, il successore del selfie stick o del cartello che chiede le magliette dei giocatori: la frusta ufficiale per l’autoflagellazione con il marchio del club”.

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