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Federica Pellegrini: «La morte di Giulia Cecchettin ci ha segnato, vanno educati gli uomini»

A La Stampa: «La sorella è stata brava. Ci sono persone fragili che non reggono una rivoluzione femminile destinata alla parità, è assurdo ma è così».

Federica Pellegrini: «La morte di Giulia Cecchettin ci ha segnato, vanno educati gli uomini»
Former Italian swimmer Federica Pellegrini and her husband Matteo Giunta arrive on September 4, 2022 for the screening of the film "The Whale" presented in the Venezia 79 competition as part of the 79th Venice International Film Festival at Lido di Venezia in Venice, Italy. (Photo by Tiziana FABI / AFP)

Federica Pellegrini intervistata da La Stampa.

Crescerà una figlia femmina in questo Paese, lo stesso dove i femminicidi, nel 2023, hanno superato i 100.
«Già. La morte di Giulia Cecchettin ci ha segnato perché, quando abbiamo saputo che era sparita, speravamo fosse per un’altra ragione eppure, dentro di noi, già sapevamo. Siamo davanti a… un’epidemia, si può dire così?».

Si può. Come si ferma?
Federica Pellegrini: «Educando gli uomini. Cecchettin ha rotto gli argini, anche per le parole della sorella che ha dato il giusto peso a ogni dettaglio e fatto arrivare il concetto di patriarcato alle orecchie di chi non l’ha mai voluto prendere in considerazione come problema».

Quanto è un problema oggi?
«È stato la base delle famiglie fino alla generazione precedente alla mia e io ho 35 anni. Non si cancella il retaggio di secoli in un attimo. Ci sono persone fragili che davanti a una rivoluzione femminile destinata a portare alla parità non reggono».

È una scusa?
Federica Pellegrini: «No, è un movente, assurdo quanto si vuole, ma reale».

Se è questione di tempo, sua figlia avrà a che fare con persone più mature e risolte?
«Non ho molto speranze. Preferisco darle gli strumenti per interagire con società come questa. Prenda il padre espulso da un palazzetto di basket dopo aver urlato all’arbitra che si meritava di fare la fine di Cecchettin… Lui come li tira su i figli?».

Che cosa direbbe a quell’arbitra?
«Di non fermarsi e ho letto che non lo farà. Non possiamo cambiare strada per paura o non andiamo avanti». 

Il femminicidio non è un delitto passionale, è un delitto di potere (ELENA CECCHETTIN)

Il femminicidio non è un delitto passionale, è un delitto di potere. Il Corriere della Sera riporta le parole pronunciate ieri da in tv da Elena Cecchettin – sorella di Giulia la ragazza ritrovata morta nel lago di Bries, omicidio per cui è stato arrestato l’ex fidanzato Filippo Turetta -, parole che – così ci è parso – hanno provocato anche imbarazzo in chi le stava affianco e non sapeva come toglierle la parola. Parole che invece vale la pena riportare.   

Turetta viene spesso definito come mostro, invece mostro non è. Un mostro è un’eccezione, una persona esterna alla società, una persona della quale la società non deve prendersi la responsabilità.

E invece la responsabilità c’è. I «mostri» non sono malati, sono figli sani del patriarcato, della cultura dello stupro.

La cultura dello stupro è ciò che legittima ogni comportamento che va a ledere la figura della donna, a partire dalle cose a cui talvolta non viene nemmeno data importanza ma che di importanza ne hanno eccome, come il controllo, la possessività, il catcalling. Ogni uomo viene privilegiato da questa cultura.

Viene spesso detto «non tutti gli uomini». Tutti gli uomini no, ma sono sempre uomini.

Nessun uomo è buono se non fa nulla per smantellare la società che li privilegia tanto. È responsabilità degli uomini in questa società patriarcale dato il loro privilegio e il loro potere, educare e richiamare amici e colleghi non appena sentano il minimo accenno di violenza sessista. Ditelo a quell’amico che controlla la propria ragazza, ditelo a quel collega che fa catcalling alle passanti, rendetevi ostili a comportamenti del genere accettati dalla società, che non sono altro che il preludio del femminicidio.
Il femminicidio è un omicidio di Stato, perché lo Stato non ci tutela, perché non ci protegge.

Il femminicidio non è un delitto passionale, è un delitto di potere. Serve un’educazione sessuale e affettiva capillare, serve insegnare che l’amore non è possesso. Bisogna finanziare i centri antiviolenza e bisogna dare la possibilità di chiedere aiuto a chi ne ha bisogno. Per Giulia non fate un minuto di silenzio, per Giulia bruciate tutto.

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