Flavia Perina: lo studio, la laurea, visti come ostacolo alla naturale sottomissione della donna all’uomo. Come nell’Afghanistan dei talebani
È la violenza sulle donne, sulle nostre figlie, che rende attuale il film di Cortellesi. Lo ha scritto su La Stampa di ieri una giornalista attenta e intelligente come Flavia Perina che riflette sul background sociale e culturale che ha portato all’uccisione (ieri mattina la notizia era molto probabile ma non ancora ufficiale) della povera Giulia Cecchettini ad opera del suo ex fidanzato il ventiduenne Filippo Turetta. Ecco cosa scrive Perina a proposito della violenza sulle donne.
Nel copione secolare della prepotenza maschile – «sei mia, non puoi andartene» – stavolta c’è un elemento distintivo che spaventa, anche per la giovanissima età dei protagonisti: lo studio, la laurea, visti come ostacolo alla naturale sottomissione della donna all’uomo e il successo scolastico interpretato come intollerabile atto di autodeterminazione. Dove lo abbiamo già sentito, dove lo abbiamo già visto? Nell’Afghanistan dei taleban che ha interdetto alle ragazze l’istruzione esattamente per lo stesso motivo. Negli studi presentati al parlamento ungherese sull’eccesso di “scolarizzazione rosa” che potrebbe mettere in pericolo l’economia, abbassare il tasso di natalità e svantaggiare gli uomini. Nei titoli letti su alcuni quotidiani italiani: «Togliete i libri alle donne: torneranno a far figli». Nei paper dei conservatori americani e britannici sulla correlazione tra livelli di studio femminile, denatalità e scarsa propensione al matrimonio.
E di recente lo abbiamo visto anche in un film che sta sbancando al botteghino e tutti si chiedono perché le donne vadano, piangano, applaudano alla scena finale. “C’è ancora domani” di Paola Cortellesi non parla solo di voto e di partecipazione ma anche (soprattutto) di istruzione come strada maestra per emanciparsi e conquistarsi la libertà. Un obiettivo che oggi dovremmo considerare raggiunto, ma evidentemente non lo è: milioni di spettatrici hanno trovato attuale quella storia perché avvertono il rischio che i tempi tornino indietro, temono per le loro ragazze, si riconoscono nei dubbi della protagonista che guarda le dichiarazioni d’amore esorbitanti del fidanzatino della figlia chiedendosi: è affetto o manipolazione? Desiderio o volontà di controllo?
La vicenda di Giulia Cecchettin avvalora il sospetto che gli uomini e pure i ragazzi, in teoria immersi da decenni nel canone della libertà femminile, risultino assai in ritardo rispetto all’avanzata delle norme. O forse hanno compiuto un lungo giro e sono tornati al punto di partenza: all’idea che una donna laureata sia una provocazione.