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Si è rivista la ri-aggressione immediata del Napoli

La squadra sembra tornata a usare le caratteristiche che ha nelle corde: giocatori subito comandati ad aggredire in avanti i portatori avversari

Si è rivista la ri-aggressione immediata del Napoli
Mg Bergamo 25/11/2023 - campionato di calcio serie A / Atalanta-Napoli / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Teun Koopmeiners-Amir Rrahmani

Il primo gol del Napoli arriva all’esito di un ottimo giro palla eseguito sulla tre quarti avversaria.

La fase finale dell’azione vede Natan, ieri spesso usato, nella costruzione del gioco, in una posizione simile a quella occupata dal “braccetto” di destra di un’ipotetica difesa a tre (sarà un indizio “pro futuro”?), portare la palla dentro al campo nei suoi ultimi 30 metri, scaricarla a Kvaratskhelia e poi proseguire la corsa verso la fascia sinistra per portarsi dietro di sé l’uomo che già lo seguiva, in modo da lasciare il georgiano ad impostare la successiva giocata senza possibile raddoppio difensivo atalantino.

Kvaratskhelia, ricevuto il pallone, subito lo passa a Raspadori, nel frattempo uscito dai blocchi difensivi avversari per occupare quella posizione da sottopunta che ieri si è trovato spesso ad occupare, sempre nell’ottica di sfruttarne le ottime doti di palleggiatore e di sponda per le imbucate da effettuare in favore dei centrocampisti che si buttano nello spazio per aggredire la zona (e ricevere la palla) dietro all’ultima linea difendente avversaria.

In effetti, Kvaratskhelia così fa in principio: scarica la palla a Raspadori scattando in area di rigore per dargli l’opzione di passaggio, cioè dell’immediato uno-due.

Raspadori, però, è bravissimo a rendersi conto – in una frazione di secondo, non appena ricevuto il pallone – che quella linea di passaggio non c’è: l’attaccante del Napoli ne prende atto, e quasi danzando sul posto passa da una postura tipica per effettuare il triangolo con il compagno a quella che invece gli serve per girarsi su sé stesso e scaricare nuovamente il pallone (allungando i tempi del giro palla) a Rrahmani, che nel frattempo è salito a fare densità nella zona del campo in cui serve un ulteriore uomo a fungere da “rinterzo” per far arrivare il pallone sulla corsia esterna ed effettuare il cross.

Il difensore azzurro così fa: riceve la palla e subito la scarica per Di Lorenzo, che con movimento ad uscire dai blocchi si è posizionato nella zona (centro destra per chi attacca) più libera ed idonea a ricevere e gestire il pallone senza immediata pressione avversaria.

Il capitano, a sua volta, appena ricevuto il pallone, proprio grazie a questo movimento ha il tempo di stopparlo liberamente e di guardare, senza pressing avversario,  i movimenti dei compagni in area così da decidere quale movimento del compagno premiare.

A quel punto, Di Lorenzo decide di effettuare il cross proprio in direzione di Kvaratskhelia, il quale – il tempo dirà se questa è una novità del Napoli di Mazzarri – alla fine dello scatto che in principio aveva tentato per ricevere l’uno-due da  Raspadori era rimasto a riempire l’area in attesa del cross.

Anche perché il campione georgiano, tra le sue doti (questa un po’ meno nota) non solo sa colpire di testa (primo gol in serie A docet), ma ha nelle corde tempo e guizzo per smarcarsi e per farlo.

Di Lorenzo gli recapita, con traiettoria al bacio e ad “uscire”, un pallone perfetto per un colpo di testa che il georgiano effettua agevolmente e senza nemmeno essere effettivamente ostacolato da difensori avversari, sfruttando non solo la perfezione del passaggio del capitano, ma anche l’essersi nascosto dietro ad Anguissa, anche lui andato a riempire l’area per sfruttare una fisicità quest’anno mai sfruttata in questi frangenti.

Uno a zero.

Il gol del pareggio il Napoli lo subisce sempre su colpo di testa, all’esito di un’azione che, così come quella che produce il gol del successivo 2 a 1, è a sua volta prodotta da un’esagerata manovra di costruzione dal basso azzurra, che finisce com’era iniziata:  cioè male.

Perché il principio è questo: quando la costruzione dal basso passa attraverso giocate forzate e quando non si ha la bravura di capirlo e di sbarazzarsi per ciò immediatamente del pallone, questo nove volte su dieci viene recuperato dagli avversari.

L’Atalanta recupera un pallone all’altezza della metà campo, con le due linee difendenti del Napoli (quella di centro campo e quella difensiva) al solito aperte e distanti.

De Ketelaere, ieri ancora utilizzato da falso 9, esce dai blocchi per posizionarsi all’altezza della sua tre quarti offensiva e  ricevere la palla che gli viene giocata, in verticale e dritta per dritta, da un compagno.

Juan Jesus (ancora lui), rompe la linea per provare ad anticiparlo, ma il belga è molto bravo a mandarlo a vuoto con una rotazione del corpo che gli dà la possibilità al contempo di girarsi verso la porta e di proteggere il pallone dall’intervento avversario.

L’attaccante atalantino, così liberatosi di Juan Jesus e guadagnato un tempo di gioco fondamentale nell’aggressione della difesa avversaria, allarga subito il pallone scaricandolo al compagno nella zona di centro destra (per chi attacca), il quale è libero da marcature avversarie perché quella zona è stata lasciata libera proprio da Juan Jesus ed ha, così, la possibilità – come Di Lorenzo ha avuto nell’azione del primo gol del Napoli – di crossare liberamente dopo aver osservato i movimenti che avvengono in area di rigore.

Qui, infatti, Lookman – con un furbissimo contro movimento – prima finta di passare dietro a Di Lorenzo (ultimo uomo della difesa azzurra che nel frattempo è andato a stringere e ad effettuare la giusta diagonale difensiva) e poi si accentra per andare a ricevere il cross che invece arriva ad altezza dischetto.

Il problema è che li c’è, e dovrebbe esserci, fisicamente ed attivamente Rrahamani (ancora lui) che non solo è già girato di faccia verso il pallone che spiove, ma pure avrebbe spazio e tempo per andare  a saltare lui stesso su quel pallone a spiovere (si tenga presente che tra il difensore azzurro e l’attaccante atalantino pure sembra che ballino almeno 15 cm di altezza  a favore del primo).

Invece no: la prende Lookman, quella palla, e la prende letteralmente incontrastato avendo il tempo ed il modo di girarla sul palo lungo alle spalle di Gollini.

Che, detto tra noi, a chi scrive continua a sembrare più forte e più affidabile (per coraggio nelle uscite basse, per reattività, per posizionamento, per uso dei piedi) di Meret.

Il gol del 2 a 1 per il Napoli arriva all’esito di un tentativo di costruzione dal basso dell’Atalanta disastroso non solo per l’esecuzione delle giocate, ma anche e soprattutto, sempre ad avviso di chi scrive, per errori nell’idea di impostazione originaria.

Si vedeva in diretta, e ben può vedersi a riguardare meglio l’azione, che l’Atalanta tenta un giro palla pur essendo in palese inferiorità numerica (seppure nella propria zona difensiva) perché quasi tutti i suoi effettivi sono nel frattempo già risaliti.

Il portiere, a quel punto, non ha più opzioni per continuare il giro palla ed è costretto a rinviarla di prima, ma il rinvio lo effettua, come mai si dovrebbe, non sulla parte esterna del campo, bensì nella zona di mezzo, dove nel frattempo il Napoli ha portato più giocatori al fine di opporre la dovuta densità per contrastare l’azione di costruzione avversaria.

La palla (non solo, quindi, per errore di esecuzione, ma proprio per errata idea di impostazione della stessa) finisce sui piedi di Cajuste che di prima ed al volo la recapita in zona Osimhen.

L’attaccante nigeriano è bravissimo, con un tocco di sinistro in scivolata, ad evitare l’intervento disperato dell’ultimo (ed unico) difensore dell’Atalanta  e ad allungare di prima il pallone ad Elmas (l’anno scorso uno dei protagonisti, quest’anno fino ad oggi usato da Garcia quasi solo come soprammobile).

Il quale, nel frattempo, con ottimo tempismo e correttissima manovra da esterno di destra del 4 3 3 è andato a riempire l’area ed a “stringere” nella zona più adatta e vicina per ricevere lo scarico del pallone da parte del proprio centravanti.

Non appena ricevuta la palla, Elmas, con freddezza da attaccante navigato, oltre che con la solita tecnica sopraffina che sembra essere sconosciuta ai più, di prima (con un tocco di piatto destro morbido ma secco, calibrato ma forte) la mette sul primo palo (quello più vicino a lui), e cioè nell’unica zona che il portiere avversario non ha tempo ed il modo di coprire.

Un gol che sembra facile, e che invece ha un coefficiente di difficoltà molto più alto di quanto si pensi; un gol che chiude la partita e che potrebbe dare al Napoli 3 punti in grado di far svoltare (in tempo?) la stagione.

Il post scriptum è beve ma dovuto: al netto dei miglioramenti che spesso la scossa del cambio di allenatore può portare, ieri sera nel primo tempo io ho visto un ottimo Napoli, che davvero sembra tornato ad usare le caratteristiche che ha nelle corde: ottime rotazioni tra i tre di centrocampo (alternati nella funzione di regia per eludere le pressioni su Lobotka, sebbene Anguissa sia lontano parente del fenomeno visto lo scorso anno), triangolazioni veloci e brevi per aggirare il pressing avversario in fase di costruzione del gioco, ri-aggressione immediata non appena si perde il pallone per recuperarlo (l’infortunio di Olivera è secondo me frutto di questa impostazione: giocatori subito comandati ad aggredire in avanti i portatori del pallone avversari), linea difensiva alta.

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