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In Inghilterra si divertono con le interviste post-partita: l’obiettivo è far sbottare gli allenatori

Lo scrive il Telegraph. L’ultimo esempio è Arteta: “Ai livelli di Keegan o Ferguson, di Benítez e la raccolta degli show di Mourinho”

In Inghilterra si divertono con le interviste post-partita: l’obiettivo è far sbottare gli allenatori

Sulla scia di Garcia e Tuchel, criticati (in Germania, in Italia parecchio di meno) per l’incapacità di gestire le interviste e le critiche più pungenti, in Inghilterra si godono lo sfogone di Mikel Arteta soprattutto contro la Var. In Inghilterra la Var è un nemico inafferrabile, non riusciranno mai a farsela piacere. Ma soprattutto lo analizzano. Lo fa il critico dello sport in tv Alan Tyers.

“Mentre il calcio continua la sua inesorabile evoluzione da semplice sport alla soap opera più divorante della nazione – scrive il Telegraph – ecco una nuova trama avvincente. L’unica delusione per i telespettatori è che dovranno aspettare diversi giorni prima di rivedere sullo schermo il ribollente señor di San Sebastián”.

“Le risposte di Arteta dopo la sconfitta contro il Newcastle sono diventate immediatamente un classico del genere, e il fatto che domenica l’Arsenal abbia rilasciato una dichiarazione a sostegno del suo allenatore dà al suo sfogo le gambe per prendere il suo posto accanto a leggendari borbottii alla Kevin Keegan o alla Alex Ferguson, o come i “fatti” di Rafael Benítez e la raccolta di opere passivo-aggressive di Jose Mourinho 2004-2021″.

L’intervistatore della Bbc ha posto la domanda ad Arteta sulla Var: “La colpa è del processo o dei responsabili del processo?”. Apriti cielo.

“È il risultato. Il risultato non è neanche lontanamente vicino al livello che questo campionato deve avere”.

Il punto per il Telegraph è che Arteta “non aveva ottenuto ciò che voleva, quindi tutto era brutto e sbagliato. Si potrebbe arrivare al punto, suggersce Arteta, di chiamarla una questione di moralità. Niente di meno che un oltraggio e un attacco alla decenza”.

Dice il Telegraph che fare queste domande a fine partita “alla persona meno neutrale del mondo non porterà molto in termini di orientamento politico. Sarebbe come se i tribunali permettessero alle vittime di emettere sentenze”. “Cosa ti aspetti? Qui non cerchiamo il senso, siamo a caccia di sensazioni”.

Infatti “le risposte di Arteta sono del tutto appropriate nella foga del momento: il formato stesso dell’intervista post partita ha un solo obiettivo, ovvero quello di indurre l’allenatore a dire qualcosa di incendiario e irragionevole. È una zona priva di logica, e tanto meglio per questo. Viviamo nell’era delle vibrazioni, e questa è un’espressione ideale dei nostri tempi. Non importano i fatti, cosa ne pensi di tutto ciò?”.

Secondo il Telegraph “le sessioni di domande e risposte rientrano tradizionalmente in tre categorie. In primo luogo, il manager non dice deliberatamente nulla ed è tutta una noiosa perdita di tempo, riempiendo il tempo di trasmissione con i ragazzi che sono al settimo cielo o malati come un pappagallo. In secondo luogo, l’allenatore tenta, con vari gradi di successo, di sferrare un colpo psicologico a un rivale, di motivare uno dei suoi giocatori o di distrarlo dai propri errori tattici e di selezione. E in terzo luogo, in modo più guardabile, il manager perde la ragione e inizia a lanciare accuse selvagge e paranoiche su cospirazioni, forze oscure in gioco, rimostranze non specificate ma fortemente sentite che affliggono lui e lui solo. Ed è proprio il terzo approccio ad essere in ascesa”.

Al Telegraph fa molto ridere “la solenne dichiarazione dell’Arsenal di che sostiene con tutto il cuore il proprio uomo” perché “conferisce credibilità a ciò che non è altro che qualcuno, comprensibilmente, addolorato di non aver fatto a modo suo. La prossima settimana toccherà a un altro manager: questo è un pozzo di contenuti e discorsi che non si esaurirà mai, finché gli esseri umani saranno coinvolti nel prendere decisioni, e altri umani saranno coinvolti nell’arrabbiarsi molto nei loro confronti”.

Insomma, chiude il pezzo, “la Var è una cattiva idea con un pessimo meccanismo amministrato male, ma ha dato al format delle interviste post-partita all’allenatore una tremenda spinta”.

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