A Tuttosport: «Alla Fifa dei nostri interessi non gliene frega niente, lì c’è gente che non ha mai avuto un club»

Tuttosport intervista Javier Tebas, presidente de LaLiga. Tra i temi affrontati la sostenibilità economica del calcio, il ruolo di Fifa e Uefa e la Superlega.
Tebas: «In Italia ci sono società con debiti astronomici»
Che succede al calcio europeo?
«In Inghilterra si è giunti all’estremo con la creazione di un’agenzia di controllo, un po’ come sta accadendo in Italia. In Spagna c’era un problema di corruzione della Federazione che noi della Lega avevamo denunciato più di una volta. Adesso ha visto il commissariamento. In Italia ci sono società con debiti astronomici, non è ammissibile per un settore così importante».
Qual è il problema?
«Non è colpa dei manager. È un problema di funzionamento del sistema, di come è strutturato. La soluzione è un regolamento di FairPlay finanziario che funzioni e da applicare con rigore. Perché se c’è una società che prova a essere rigorosa, rischia di essere surclassata da una che non lo è, che fa debiti, e può prendere i migliori giocatori, aumentando l’inflazione».
Cosa pensa della nuova Champions?
«Sono scettico e mi preoccupa. Il rischio è quello che cannibalizzi i campionati nazionali. Se gli introiti nazionali sono inferiori a quelli europei e quelli europei vengono distribuiti solo a una ristretta élite, aumenterà il divario di cui parlavamo prima (tra grandi club e quelli più piccoli)».
Tebas parla anche della sentenza Ue sulla Superlega:
«Non credo che la Superlega voglia essere un’alternativa, ma proprio sostituire il sistema di competizioni europee che è sempre stato un modello di successo che credo vada mantenuto. Credo che la sentenza ammetta il monopolio dell’Uefa, ma dica che esiste una posizione dominante perché non c’è regolamentazione su come organizzare una competizione all’interno dell’Uefa e che quindi l’Uefa debba provvedere a regolamentare questo. Dice anche cose importanti: devono essere create norme più trasparenti, con la partecipazione degli stakeholder interessati e questo accade un pochino nell’Uefa, ma non accade per niente nella Fifa che impone dall’alto tutto, a partire dal calendario. Alla Fifa dei nostri interessi non gliene frega niente: occupano tante settimane all’anno con le loro competizioni. E poi dicono di ridurre da 20 a 18 le squadre dei campionati: un danno per l’industria nazionale. Nella Fifa siede gente che non ha mai avuto un club».
Lei è stato più volte vicino a diventare presidente della Serie A. Da osservatore esterno quale pensa sia il problema principale della nostra Lega?
«La sostenibilità economica. Poi puoi lavorare sul marketing, sul commerciale, sull’aspetto internazionale. La Serie A italiana è uno dei campionati più forti d’Europa come bacino, stria, penetrazione nelle piattaforme televisive a pagamento, come marchio. Potrebbe essere competitiva come la Premier se si organizzasse bene, ma senza la sostenibilità economica non può tornare a far valere questa forza».