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A De Laurentiis non è piaciuto affatto stare tutti i giorni a Castel Volturno (Corrmezz)

De Laurentiis ha ritenuto che la squadra forte potesse viaggiare da sola o che bastasse lui. Ha avuto il coraggio di correggere in corsa.

A De Laurentiis non è piaciuto affatto stare tutti i giorni a Castel Volturno (Corrmezz)
De Laurentiis nello studio di Fabio Fazio a Che tempo che fa

A De Laurentiis non è piaciuto affatto stare tutti i giorni a Castel Volturno. Lo scrive Monica Scozzafava sul Corriere del Mezzogiorno.

Scozzafava scrive che il Napoli ha assoluto bisogno di ritorno alla normalità, perché è con la normalità che si vince.

Mazzarri in quest’ottica è la scelta più giusta, più sensata. Con la quale De Laurentiis si libera dall’assillo di presidiare Castel Volturno (che si sappia, non gli è piaciuto affatto rinunciare alla sua prestigiosa sede romana, svegliarsi al mattino e trascorrere le proprie giornate in un posto dove nessuno penserebbe di andare a vivere) perché Mazzarri è un uomo fidato.

De Laurentiis ha ammesso l’errore di valutazione fatto su Garcia, ma il colpo di scena Mazzarri con l’intermezzo Tudor è stato una delle migliori rappresentazioni del suo cinema.

Mai sottovalutarlo, quando sembra che guardi indietro lui è già molto più avanti. A volte si è spinto oltre il dovuto, ha ritenuto che la squadra forte potesse viaggiare da sola o che bastasse lui. Ha avuto il coraggio di correggere in corsa.

MAZZARRI AL CORSPORT: «NELLA MIA CARRIERA NON HO CURATO I RAPPORTI»

L’intervista di Mazzarri a Ivan Zazzaroni direttore del Corriere dello Sport. Era il 27 ottobre, meno di venti giorni fa. Ecco uno stralcio.

Il calcio ti ha restituito tutto quello che gli hai dato?

Mazzarri: «Un po’ di meno, un po’ di meno, ma la colpa è mia, non di altri: quando stai in un mondo come il nostro non devi pensare solo a fare l’allenatore, non basta far rendere i giocatori per poi trascurare i rapporti. A 62 anni mi rendo conto che hanno ragione quelli che, magari non conoscendomi, mi considerano antipatico. Ecco, credo di aver pagato un po’ troppo i miei atteggiamenti, la mia ritrosia. Come si dice adesso? Scarsa empatia».

Lasciatelo dire: cercavi insistentemente degli alibi alle sconfitte. Ricordo una frase, ormai storica, «e poi ha cominciato a piovere»…

Mazzarri: «Vedi, Ivan, ho pagato l’antipatia di persone che non vedevano l’ora di attaccarmi e farmi fuori. Di Inter, quell’anno, c’era solo la maglia nerazzurra, basta dare un’occhiata alla formazione per rendersi conto che non era competitiva, non all’altezza del nome che portava. Con l’esperienza che ho oggi non avrei probabilmente accettato, anche se l’Inter è un posto prestigioso. Quando alleni un club di quell’importanza devi poter disporre di una squadra potenzialmente da primi tre posti, altrimenti preparati a essere contestato ogni tre giorni. Un grande equivoco, quell’esperienza. Anche se poi, rispetto a chi è arrivato dopo e a chi mi aveva preceduto, ho fatto meglio. Io quinto, loro ottavi. A volte sento allenatori di squadre importanti che accampano molte più scuse di quelle che accampavo io. Quando perdi non puoi dire “la squadra non è all’altezza del club, del suo blasone”. Se pensi al Napoli, dove ho fatto la storia e si perdeva poco, la quota degli alibi era praticamente azzerata. Certe etichette te le appiccicano addosso quando sei costretto a mentire, a difendere il gruppo».

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