Sacchi: «Al Fusignano allenavo gratis, ma perdemmo tutte le amichevoli estive e qualcuno voleva esonerarmi»
Alla Gazzetta racconta i suoi esordi in panchina al Fusignano 50 anni fa, prima che diventasse l'idolo del Milan di Silvio Berlusconi

Db Reggio Emilia 06/02/2016 - campionato di calcio serie A / Sassuolo-Milan / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Arrigo Sacchi
A 50 anni da quel 1973, Arrigo Sacchi racconta i suoi inizi in panchina al Fusignano alla Gazzetta dello Sport.
«Non sono capace» Faceva il dirigente della squadra e, siccome serviva un allenatore che non volesse soldi, pensò a me che avevo smesso di giocare pochi mesi prima. Quando mi fece la proposta, gli risposi: «Io non sono mica capace». E lui: «Nella vita s’impara tutto». Lì è cominciata la mia splendida avventura nel calcio: dalla provincia, da quei campetti spelacchiati della Romagna, dove la gente si aggrappava alla rete di recinzione per incitare o per insultare. In precampionato perdemmo quasi tutte le amichevoli: avevo fatto una preparazione durissima. Qualcuno in paese voleva esonerarmi. Intervenne il signor Belletti: «Dove lo troviamo un altro che allena gratis e che, grazie all’azienda di suo babbo, ci dà pure i fari per illuminare il campo?». La saggezza è spesso figlia dell’emergenza.
Non è stato per nulla semplice cominciare, come per tutti,
Nel 1977 venne l’esperienza con il Bellaria in Quarta Serie. Nelle prime 6 giornate di campionato perdemmo 5 partite e allora io decisi di dare le dimissioni. «Ma perché, Arrigo? – mi fece il presidente -. Lei sta facendo un ottimo lavoro». Non si perdeva un allenamento e gli piaceva il mio metodo. Io, però, non avevo il patentino e le partite le seguivo dalla tribuna e urlavo come un matto per farmi sentire. Ci salvammo e fu un successo