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Napoli-Lazio 1-2, pagelle / Le politiche low cost si pagano, dall’allenatore al dopo Kim

Il padrone è De Laurentiis, le scelte sono sue. Rrahmani somiglia più a Domizzi che a Krol. Inguardabile persino Anguissa. Kvara deve giocare anche zoppo

Napoli-Lazio 1-2, pagelle / Le politiche low cost si pagano, dall’allenatore al dopo Kim
Napoli's Nigerian forward #09 Victor Osimhen reacts at the end of the Italian Serie A football match SSC Napoli vs SS Lazio at the Diego Armando Maradona Stadium in Naples, on September 2, 2023. CARLO HERMANN / AFP

Le pagelle di Napoli-Lazio 1-2 a cura di Fabrizio d’Esposito e Ilaria Puglia.

MERET. Tornano i dolori del giovane Meret: prende quattro pappine, di cui due condonate dal solerte Colombo, e ne evita una quinta uscendo fuori dall’area sul vesuviano bianceleste. In generale, il povero Meret deve aver vissuto quasi cento minuti con animo tremebondo, temendo di essere uccellato ogni volta che la Lazio discendeva. Stasera è stato tutto nero, Ilaria: gli azzurri erano all blacks ma la danza maori dell’haka l’hanno fatta gli avversari, spargendo terrore e dubbi. Perdipiù il Commodo in tribuna con quelle lenti pareva il protagonista della patente pirandelliana, ossia l’incarnazione del malocchio in persona – 5

Traballante come quasi tutto, nel Napoli, stavolta. La fotografia della serata (non solo la sua) è il primo gol preso sul suo palo, ma Luis Alberto non si chiama Mago per caso. In una serata così è sorprendente la scelta di tempo nell’uscita su Immobile – 5

DI LORENZO. Vederlo duellare e sovente soccombere con il faticatore albanese del sarrismo dà il senso di questo Napoli bipolare, a tratti surreale. Di suo, l’Eurocapitano non si rassegna mai epperò anche lui stasera è meno preciso nei servizi per i compagni – 5,5

Nel disastro totale di ieri sera mi sono soffermata a osservare la maglietta del capitano: era ridotta a brandelli, eppure lui non ha mai protestato in modo scomposto, anzi. Ogni volta che qualche avversario tenta di tirarlo a terra afferrandolo per la maglia, lui resiste finché può, poi si siede e allarga le braccia. Anche questo fa con classe ed educazione. Una divagazione che serve ad evitare di parlare dei suoi errori, che sorprendono decisamente più di quelli degli altri e suonano come un campanello di allarme – 5,5

RRAHMANI. Nel primo tempo Amir fa anche cose egregie, esercitando un’occhiuta vigilanza. L’abisso si spalanca nella ripresa: basta guardare la flaccida postura con cui segue il nippolaziale che segna l’uno a due. Non solo: in fase d’impostazione combina poco, tra lanci e passaggi fallati. In questo non ricorda Krol – il primo Rudy, anzi Ruud, tuttora nel cuore – piuttosto Domizzi  – 4,5

Nella ripresa cala, al 75′ è già morto. Eppure è rimasto lì, a ricordarci che al centro della difesa abbiamo un enorme cartello luminoso che si accende e si spegne gridando: SOS – 5

JUAN JESUS. Infierire sul biondo Giovannino Gesù è questione soverchia, Ilaria. Anche perché i disastri arrivano nel secondo tempo, come per Amir, quando crolla tutto, non solo la difesa. La causa purtroppo è ab origine e al primo test di una certa consistenza si è dispiegata nella sua nuda verità. Riepiloghiamo i fatti: il Monaco coreano è andato via per 50 milioni, DeLa non ne ha voluti spendere altrettanti per un difensore già pronto e di rango (diciamo l’albionico Kilman) e alla fine ha ripiegato su una terza fascia brasiliana (lista Giuntoli), pagato appena dieci milioni. Tutto legittimo, ci mancherebbe. Il padrone è lui ma lo scudetto sul petto avrebbe presupposto quantomeno una terapia conservativa, non una campagna al ribasso, tenendo conto il valore di chi andava via – 4,5

A volte sembra un asino in mezzo ai suoni. Ieri era una di queste volte. Segue Felipe Anderson e lascia solo Luis Alberto… da qualche settimana Kim mi torna in sogno la notte – 4,5

OLIVERA. Non sa che fare, eternamente indeciso tra il cimento offensivo e l’immobilismo difensivo. E quando osa, l’uruguagio si trangugia un gol clamoroso al 40’. Senza dimenticare che l’assist filippino per il mago barbuto è uno sberleffo che gli passa tra le gambone – 4,5

Lui, invece, Felipe Anderson lo perde a ripetizione. Per non parlare della clamorosa occasione gol fallita a inizio partita. Non ha mai brillato dall’inizio del campionato e mi sono chiesta più volte perché Garcia lo preferisca a Mario Rui. E’ pur vero che abbiamo definitivamente perso con Marittiello in campo – 4

MARIO RUI dal 65’. Marittiello non aggiunge nulla, purtroppo – 5

Ormai il Napoli non c’era più. Un’immagine avvilente vedere i difensori spauriti e spaesati tornare continuamente indietro – senza voto

ANGUISSA. Stasera è un estraneo, uno che passa lì per caso. Il blackout dell’ovunquismo è il bacio della morte all’enorme buco nero che si apre lì in mezzo quando la Lazio avanza – 4,5

Distratto, lento. Per i suoi standard mi viene da definirlo inguardabile – 4,5

LOBOTKA. Viviamo un tempo fluido e l’amato Lobo è in piena crisi d’identità. Gli tocca sovente assistere allo strazio dei lanci di Amir e aspettare la pelota sulla linea di metà campo. A quel punto si lacera titubante sul da farsi e quasi sempre si rifugia nel passaggetto laterale ai compagni anziché ardire parabole sulla trequarti. Prende l’iniziativa solo un paio di volte quando palla al piede piomba nell’area biancoceleste. Eh sì, Ilaria: il caro Lobo è l’icona del caos tattico del Violinista riscoperto dal parsimonioso imperatore. Chi è oggi Lobotka? – 5

Come disinnescare nel silenzio generale una bomba di giocatore: Garcia ci è riuscito a pieno, almeno finora – 4,5

ZIELINSKI. Per usare il gergo pagellista, il senatore Piotr sarebbe il migliore in campo, se non altro per aver propiziato il pareggio. Ma il condizionale è d’uopo: lo scatenato Filippo travolge proprio lui quando innesca il secondo gol della Lazio – 6

Quello a Felipe è un regalo suicida. Ed è un peccato, dopo il gol – 5,5

SIMEONE dall’84’. Il suo tardo ingresso in campo mette in evidenza uno dei limiti del garcismo: la riluttanza a fare sostituzioni, sinora avvenute quasi sempre dopo il 75’ – senza voto

Le mosse della disperazione funzionano solo quando una squadra non è ridotta agli sgoccioli come il Napoli visto ieri sera. E infatti anche la scelta di Simeone è naufragata nel nulla – senza voto

POLITANO. Il faticatore albanese del sarrismo sembra un ostacolo insormontabile anche per lui e così Na-Politano si dedica più che altro ai fatidici cambi gioco da una fascia all’altra, qualcuno azzeccato, molti no – 5,5

Hysaj che mette in difficoltà Politano non si può sentire – 5

LINDSTROM dal 75’. Il novello danesino al 96’ dissipa con un tiraccio orribile il possibile due a due – 5

Molti buoni spunti e tanta vivacità. Paga l’esordio in una partita completamente sbagliata – 5,5

OSIMHEN. Victor Victoria potrebbe segnare nei primi venti minuti azzurri, ma poi calano le tenebre. Osimhen è la Certezza, con la maiuscola, di questa squadra ma quando la pianificazione verticale sfocia in un magma indistinto e irritante ecco che fa capolino il déjà vu del Napoli pre-spallettiano, quello di Mister Veleno – 5

Tante occasioni sprecate, tanta solitudine – 5

KVARATSKHELIA. Come detto per Maschera Nera: nella prima fase della partita è formidabile indi viene risucchiato nel vortice nero del caos. In ogni caso sostituirlo è una bestemmia contro il dio del calcio. Lo dicevamo ai tempi di Lucio in the sky, lo ripetiamo anche adesso – 5,5

Una delizia fin dai primi minuti di gioco. Kvara dovrebbe restare in campo anche zoppo – 5,5 

RASPADORI dal 65’. Giacomino ha una mezzora buona per inventare una pedata decisiva e deviare il destino della partita. Ma non succede nulla – 5

Penso a Raspadori e mi chiedo se la mattina, quando si sveglia, si mette davanti allo specchio e si chiede: chi sono io? Cosa sono chiamato a fare in campo? – 5

GARCIA. Il Napoli si squaglia alla prima vera prova contro una presunta big (non dimentichiamo che il sarrismo era a zero punti, reduce da due sconfitte). Inquietano i papocchi tattici che trasformano la Lazio in una corazzata pronta a fare gol appena supera la metà campo. E inquietano l’ansia e la frenesia a vuoto manifestate nel secondo tempo, come se la squadra avesse perso la consapevolezza della propria forza. Per spiegarmi meglio ripesco una frase di Ottavio Bianchi detta dopo il terzo scudetto: “La cosa più difficile non è tanto arrivare a vincere, ma mantenere lo status da vincente”. Ecco, Ilaria, stasera il Napoli ha perso questo status a livello mentale. E Garcia continua a essere un enigma. Come detto prima, le terapie conservative a basso costo non esistono, che sia la scelta del nuovo allenatore oppure quella di non sostituire Kim. Poi magari la sosta sarà benefica e col Genoa tutto si raddrizzerà. Speriamo bene, anche perché quattro giorni dopo Marassi comincia la Champions – 4,5

«Non mi aspettavo un secondo tempo così», ha detto. Deve essere rimasto davvero assai sorpreso, perché ci ha capito ben poco – 4

ARBITRO COLOMBO. Rende meno gravoso il passivo del Napoli. Poteva essere una sconfitta umiliante, invece è stata di misura, nel risultato – 6,5

 

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