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L’Occidente non capisce che il piano dell’Arabia Saudita non è un capriccio da sceicchi (la Faz)

Il quotidiano tedesco: “c’è un progetto industriale e di rinnovamento della società. Non è detto che vada in porto, ma il progetto esiste”

L’Occidente non capisce che il piano dell’Arabia Saudita non è un capriccio da sceicchi (la Faz)
The president of the Saudi Arabian Football Federation, Yasser al-Misehal (L) and newly appointed Italian coach of the Saudi national football team, Roberto Mancini, pose for a picture at a press conference and signing ceremony in Riyadh, on August 28, 2023. Mancini was on August 27 named as the new coach of the Saudi Arabia national team on a deal reported to be worth more than $25 million a year after he controversially quit the Italy job earlier this month. (Photo by Fayez NURELDINE / AFP)

“Cosa c’è dietro il grande piano dell’Arabia Saudita”: titola così l’apertura dell’edizione on line del quotidiano tedesco Faz. Apertura non dello sport, del giornale.

L’analisi della Faz comincia così:

Sembra una dichiarazione di guerra. “Stiamo mettendo in discussione lo status quo”, ha detto Carlo Nohra, massimo dirigente della Saudi Pro League, all’emittente televisiva americana Cnn. 

Ha aggiunto che Neymar all’Al-Hilal non sarà l’ultimo acquisto spettacolare.

Il fatto che i tifosi sauditi siano contenti di queste aggiunte, ha detto Nohra, è “qualcosa a cui tutti gli altri devono abituarsi perché ci sentiamo molto a nostro agio”. Perché, si è chiesto, deve sempre essere l’Europa?

La Faz sviluppa un concetto caro al Napolista, di cui si parla pochissimo in Italia (siamo sempre troppo occupati a guardare e a parlare del nostro ombelico)

L’Occidente sembra avere difficoltà a venire a patti con il fatto che i petrodollari sauditi vengono utilizzati per rubare le stelle ai leader industriali europei. Ciò ha a che fare con la devastante situazione dei diritti umani del regno governato con mano pesante dal principe ereditario Muhammad Bin Salman. 

Prosegue il quotidiano tedesco.
I titoli che dichiarano Neymar un “giocattolo dello sceicco” ricordano fortemente il cliché orientalista del ricco “sceicco del petrolio” che compra il calcio solo per divertimento, costantemente utilizzato nella copertura mediatica del Mondiale in Qatar. Ma c’è un’altra ragione. C’è un piano dietro le ingenti somme che l’Arabia Saudita sta investendo nel campionato nazionale. Un piano audace che non deve necessariamente avere successo, ma è ben pensato: è una dichiarazione di guerra agli europei.

Nonostante tutte le nuove stelle, le squadre saudite resteranno indietro rispetto alla competizione europea nel prossimo futuro. Ma sfidarli in campo non è nemmeno il loro primo obiettivo. «Si tratta di costruire una lega al di fuori dell’Europa che sia almeno finanziariamente competitiva», dice Sebastian Sons, esperto del think tank Carpo e allo stesso tempo appassionato di calcio. «Si tratta di conquistare i mercati dell’Africa e dell’Asia, che oggi guardano più da  vicino ai campionati europei, ma dove ci può essere una maggiore vicinanza emotiva con l’Arabia Saudita». 

La Faz scrive dell’ambizioso programma di riforme con cui il principe ereditario Muhammad Bin Salman vuole rendere il suo Paese indipendente dai proventi petroliferi.

L’offensiva calcistica saudita riflette una crescente consapevolezza di sé in politica. Lì, l’Arabia Saudita vuole essere presa sul serio come attore indipendente. Ma – ricorda la Faz – non mancano i pericoli all’interno del Paese.
Anche se lo stato può pompare denaro nel calcio a lungo termine, ci sono dei limiti a questa attività di sovvenzione. Il Contratto Sociale Saudita si basa su un patto: la xasa regnante richiede obbedienza, ma deve garantire che la popolazione possa vivere una vita confortevole. Ci sono molte persone nel regno che stanno già lamentando sussidi in calo, tasse precedentemente sconosciute o un mercato immobiliare ristretto. «Ad un certo punto potrebbero esserci lamentele se la popolazione soffrisse mentre i giocatori di calcio vengono ricoperti di milioni», dice Sons.
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