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Palladino: «Per allenare non esiste un manuale, serve umanità. Contano le sensazioni»

A La Repubblica: «Il razzismo si supera con tolleranza zero: condanne, segnalazioni, divieto di entrare allo stadio. I compromessi non esistono».

Palladino: «Per allenare non esiste un manuale, serve umanità. Contano le sensazioni»
Db Milano 15/04/2023 - campionato di calcio serie A / Inter-Monza / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Raffaele Palladino

La Repubblica intervista l’allenatore del Monza, Raffaele Palladino, fresco di rinnovo per un altro anno. Si definisce maniacale.

«Non ho fatto nemmeno un giorno di ferie. Passo fra le dieci e le dodici ore a studiare. Guardo video di partite, di giocatori, di allenamenti nostri e altrui. Non mi pesa, sono un po’ maniacale».

Anche i giocatori del Monza hanno continuato ad allenarsi. Palladino li racconta:

«Sono ragazzi seri. Si curano anche fuori dal campo e sanno che i social sono importanti. Se non li sai gestire, fanno danni. Io li uso come strumento di lavoro, per trasmettere messaggi ai tifosi e agli stessi giocatori».

Palladino ha 39 anni. La trafila per arrivare in panchina in Italia è troppo lunga?

«Mi auguro che la mia esperienza rompa la barriera di diffidenza nei confronti dei giovani. Ne trovi tanti in Serie D, in Lega Pro, nelle Primavere. In Serie A, invece, pochissimi. Non ha senso. In Germania sono più avanti, ci sono giovani ad alti livelli».

Quanto conta essere stati calciatori per allenare? Palladino:

«Aiuta ma non è fondamentale. Penso a Sacchi, Sarri o Mourinho. L’importante sono il lavoro e lo studio, anche di quello che fanno gli altri».

Quest’anno dovrà affrontare tre suoi ex allenatori: Gasperini, Ranieri e Juric. Da chi ha imparato di più Palladino?

«Mi etichettano come gasperiniano, ed è vero che i rimproveri di Gasperini mi hanno aiutato. Ma ho preso molto anche da Lippi e Guardiola. Da Juric ho imparato il perfezionismo. Ranieri è bravo nella gestione delle persone, come Deschamps, che non faceva distinzioni fra anziani e giovani. Io sono in cerca di un approccio che sia davvero mio, il copia e incolla nel calcio non funziona. Per guidare un gruppo non esiste un manuale, serve umanità. Contano le sensazioni: quando entri in spogliatoio, quando vedi i giocatori passeggiare, quando sono giù di morale dopo una sconfitta».

Qual è l’obiettivo del Monza per la prossima stagione? Palladino:

«La salvezza. L’ho detto alla squadra. Mi piacerebbe ripetere la scorsa stagione, ma questa sarà più insidiosa. Gli avversari ci conoscono, e dalla B sono salite squadre forti».

Quest’anno per la prima volta in Serie A ci sarà un giocatore che ha fatto coming out. Perché nel calcio maschile si è sempre fatto finta che l’omosessualità non esista? Palladino:

«Per ipocrisia. Ma credo sia arrivato il momento di superare le paure e vivere il tema con serenità. È una cosa normale. Siamo nel 2023, dobbiamo avere una mentalità aperta».

Il razzismo negli stadi come si supera?

«Tolleranza zero: condanne, segnalazioni, divieto di entrare allo stadio. Non so se fermare le partite sia efficace, ma si faccia tutto quel che serve. I compromessi non esistono».

 

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