A Repubblica: «Ancora oggi nei paesi mi vengono a dire “lo famo strano”. Sophia Loren diva materna, Lina Wertmuller visionaria e coraggiosa»
Repubblica intervista oggi Claudia Gerini parlando della sua vita personale, ma soprattuto della sua carriera come attrice
Primi film? «Il set era la mia giostra, mi sentivo nel mio. In un’estate feci Ciao ma’, un gruppo di adolescenti al concerto di Vasco Rossi, di cui ero fan. Girammo durante un suo vero concerto. E Poveri ricchi di Sergio Corbucci, figlia dei miliardari Lino Banfi e Laura Antonelli, una diva affascinante».
“Francesca e Nunziata” di Lina Wertmuller, con Sophia Loren? «Carismatiche e diverse. Sophia diva materna, Lina Gianburrasca visionaria e coraggiosa. Quando Lina raccontava delle quattro di mattina fatte al Piper e poi direttamente sul set, Sophia la guardava a occhi sgranati: “Io sul set sono sempre stata disciplinata, la sera a letto presto”».
Il set in cui si è emozionata? «John Wick 2, a Caracalla, mi sono sentita potente, abito a sirena paillettato e zibellino, tappeto rosso di 70 metri, quattro guardie del corpo, trecento comparse, principi indiani, cardinali. Con Castellitto, Non ti muovere, ho vissuto momenti quasi veri. In La passione di Cristo mi ha turbato vedere Gesù fustigato. Recitavo in latino, ringraziando le versioni fatte al classico».
Disavventure? «Non amo girare la notte, freddo, sonno, fatica. Una sequenza interminabile di Suburra, un cardinale che voleva togliersi la vita e io su e giù per le scale con i tacchi a spillo e le gambe tremanti. Alla fine invece che persuaderlo volevo dirgli “buttati”, andiamo a casa. E poi Viaggi di nozze. Carlo odia la notte, in una scena silenziosa un tizio continuava a ridere e Carlo, esausto, sbotta: “basta lasciateci lavorareee”».
Colpi di fulmine e disillusioni? «Disillusioni no, tengo le aspettative basse. Con alcuni attori è subito naturale: Verdone, Fresi, Gassmann»
Etichette di cui liberarsi? «Ancora oggi nei paesi mi vengono a dire “lo famo strano”. Ma non è stato un problema, da Jessica in poi ho scelto cose diverse».
Con chi vorrebbe lavorare? «Virzì, Martone, Bellocchio, ancora con Castellitto, Verdone, Gassmann. Scommetto con l’entusiasmo della ragazzina che faceva i provini. Ne faccio ancora, specie per progetti internazionali. Non mi sento una sfigata. Amo il mio mestiere e sogno ancora».
Provino andato male? «Mi chiamano per Equalizer 3, girato in Italia, una barista cinquantenne. “Cavolo sono io”. Affitto nella calura di giugno uno studio per il selftape, coinvolgo un collega per le battute. Mi riempio di spray per scurire i capelli, bionda con gli occhi verdi non sembro italiana. Il provino viene bene. Corro al concerto di Vasco Rossi, con figlie e un’amichetta. Nella calca si scioglie lo spray col sudore, colano rivoli neri su viso e collo. Scoprirò poi che i produttori avevano cambiato idea: volevano una italiana nera».