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Vietare la maglia numero 88 assomiglia a una facile scorciatoia per fare bella figura (Repubblica)

Crosetti: “vorremmo la famosa tolleranza zero non verso un atleta con ogni probabilità ignaro di simbolismi, ma contro i provocatori veri”.

Vietare la maglia numero 88 assomiglia a una facile scorciatoia per fare bella figura (Repubblica)
Db Bergamo 24/04/2023 - campionato di calcio serie A / Atalanta-Roma / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: gol Mario Pasalic

Su La Repubblica, Maurizio Crosetti commenta la scelta del governo di vietare la maglia numero 88 perché il numero è un riferimento neonazista: l’ottava lettera dell’alfabeto è la H, e due H starebbero a significare “Heil Hitler”. Non è certo così che si combatte l’antisemitismo, scrive. Il provvedimento del governo sembra più una scorciatoia facile per fare bella figura. Tra l’altro, non è che chi indossa il numero 88 in campo è un neonazista o un simpatizzante.

“E poi: il calciatore che sceglie e indossa (indossava) il numero 88 è di sicuro un neonazista? Sia lecito qualche dubbio. I portatori, sicuramente sani, dell’88 nell’ultimo campionato di A sono stati Mario Pasalic dell’Atalanta e Toma Basic della Lazio”.

Crosetti continua:

“Con la premessa che ogni azione contro razzisti e antisemiti è giusta di per sé, questa cosa dell’88 che spunta come un fungo a fine giugno lascia un po’ perplessi, perché assomiglia a una facile scorciatoia per una bella figura. Il calcio, uno smacchiatore di coscienze? Siccome gli intenti non si dichiarano ma si attuano, vorremmo la famosa tolleranza zero non verso un atleta con ogni probabilità ignaro di simbolismi, ma contro i provocatori veri: tipo l’ultrà della Lazio che nell’ultimo derby si è presentato all’Olimpico con la scritta “Hitlerson” sulla maglia, in effetti una numero 88”.

E ancora:

“Con tutto il rispetto per il governo Meloni, non proprio un esempio di lotta al fascismo, non possiamo pensare che altri, più o meno illustri, numeri 88 della serie A fossero pericolosi seguaci del Führer. Escludiamo che Hernanes o
Rincon, Borriello o Praszelik salutassero parenti e amici col braccio teso e nell’intimità si disegnassero i baffetti col carboncino”.

Preferiremmo, scrive Crosetti, dei provvedimenti puntuali che mirino ad estirpare razzismo ed antisemitismo dagli stadi italiani. Nell’ultimo campionato ci sono stati “momenti inaccettabili e tristissimi”

“mai che sia successo o cambiato qualcosa, durante e dopo episodi ben più gravi di un ipotetico collegamento tra il numero 88 (nella Smorfia, “’e casecavalle”, i caciocavalli) e Hitler. Si eviti semmai a svastiche e croci runiche di entrare allo stadio, e da lì si caccino fuori i razzisti e i violenti, filmati e identificati. Sciò, fuori di qui per almeno 88 anni”.

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