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L’antisemitismo con divieto della maglia 88: nel 2023 l’Italia è diventata Fascisti su Marte

C’eravamo illusi che la lotta all’antisemitismo fosse un pre-requisito della civiltà, un a-b-c. Invece il nostro calcio prevede applausi e scappellamenti

L’antisemitismo con divieto della maglia 88: nel 2023 l’Italia è diventata Fascisti su Marte

Il nostro amico Gigi, che una volta si vantava persino di possedere la tessera del Pci, veniva sempre a giocare a calcetto con una maglia scolorita, pesante e infeltrita. Aveva il numero 88. Raccontava che gli piaceva, l’88. I caciocavalli della smorfia napoletana. Due numeri pieni, tondi. Quattro palle, l’una sull’altra a coppie. Gigi aveva questo feticismo per la grafica sinuosa, morbida. Ora qualcuno dovrà prendersi la responsabilità di avvertirlo: per il Viminale la maglia numero 88 è vietata. E’ un numero nazista, l’88. Altro che la rotondità dei caciocavalli. Hitler, Gigi… HITLER!

Nel 2023 in Italia viene sottoscritta una “dichiarazione d’intenti per la lotta contro l’antisemitismo nel
calcio”, dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi (quello che chiama i migranti “carico residuale”), il ministro per lo Sport Andrea Abodi, il coordinatore nazionale per la lotta contro l’antisemitismo Giuseppe Pecoraro e il presidente della Figc Gabriele Gravina. Sospenderanno le partite al primo coro antisemita, dicono. E nessun calciatore potrà scendere in campo con quel numero che richiama la doppia H, le iniziali del Führer. 

Non fosse, per l’appunto, il 2023 ci uniremmo – in piedi – alla standing ovation istituzionale. C’eravamo illusi che la lotta all’antisemitismo fosse un pre-requisito della civiltà, un a-b-c. Non certo una novità da spacciare come virtuoso passo avanti nella sacrosanta tutela del diritto individuale e collettivo a non sentirsi discriminati per nessun motivo. Eppure ci tocca, ancora una volta, questa pantomima burocratica fatta di paroloni altisonanti mescolati un po’ alla rinfusa affinché il cittadino – anestetizzato – sentenzi: bene-bravi-bis!

E dunque ecco “lo sport difesa immunitaria sociale e individuale”, la “concretezza e il pragmatismo“, “la supremazia del Rispetto“. Il “protocollo“, “l’architettura“, la “collaborazione con tutti i portatori d’interesse” (tipo i portatori di malattie, tipo le blatte). Il verbo “auspicare” – in Italia si auspica sempre un sacco -, l’immancabile “assunzione di responsabilità“, ma questa volta “sistemica e sistematica“, e che “sia coerente con i valori dello sport che vanno promossi, tutelati e interpretati, coerentemente“.
(Tutti i virgolettati sono firmati dal Ministro Abodi, ndr).

In un Paese endemicamente razzista, nel quale ogni weekend da decine di anni, ai peggiori essere umani è garantito orgogliosamente di autorappresentarsi in tutte le forme più abiette di prevaricazione e odio contro i neri, contro i napoletani, contro le donne, contro praticamente tutto, a volte anche a capocchia. In un posto così, firmiamo una dichiarazione d’intenti – che andrà poi recepita dalle varie leghe, eh… moriremo tutti di decreti d’attuazione – contro i cori nazisti allo stadio e lo annunciamo trionfalmente senza vergognarci d’essere ridotti ancora a questo.

Tutto bene. Tutti bravi. Davvero, senza sarcasmo: bis! Ma nel 2023 stiamo ancora al ritiro della maglia numero 88?!

Quanti anni fa erano partiti per Marte i fascisti di Corrado Guzzanti? Quelli che con sei gallette cadauno come desco, andavano a piegare il rosso pianeta bolscevico e traditor? Possibile che il senso del ridicolo ci fa così difetto da non riconoscere che la nostra politica è rimasta ferma a quel livello di bigiotteria etica? A Gravina che qualche mese fa, per commentare la vergogna dell’arbitra Mamady Cissé costretta a rintanarsi in uno stanzino dopo aver interrotto una partita di seconda categoria, recitò un solenne «Io oggi sono Cissé, tutto il calcio è Cissè»?

Come faceva la sigla di Guzzanti? Siamo incredibili, siam sommergibili, siamo gli ignifughi, gli irrevocabili…”. In attesa che l’umanità italiana si autoredima, Piantedosi, Abodi e Gravina rimbrottano i difettosi connazionali, e indicano la via futuristica: via l’antisemitismo dagli stadi. È che fino al 2023 non c’avevamo mai pensato, guarda un po’.

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